Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

Autore - Dottoressa Marialuisa Pozzi

lentiggini

Lentiggini solari: eliminare gli inestetismi cutanei

Cosa sono le lentiggini?

A tutti sarà capitato di notare delle piccole macchie sulla propria pelle o su quella di altri, si tratta delle lentiggini, piccoli puntini che si formano sul nostro corpo.

Bisogna subito puntualizzare che la presenza di lentiggini non è classificabile come una malattia della pelle, si tratta una caratteristica che hanno determinate persone e che non è molto diversa dal colore dei capelli o da quello degli occhi. Sono classificate come un disturbo cutaneo di tipo benigno.

Le lentiggini tendono a comparire principalmente nelle persone con carnagione chiara e capelli tendenti al rosso o anche biondi.

Un’altra cosa importante è che le lentiggini non compaiono alla nascita, di solito impiegano 2 o 3 anni per manifestarsi.

Cosa causa la comparsa di lentiggini?

Quando l’età tende ad avanzare, si attenuano sempre di più, anche se si tratta di una situazione soggettiva, che dipende molto da fattori ereditari.

La loro formazione può essere ricondotta alla melanina, ovvero una sostanza che viene prodotta dal nostro corpo. In molte persone infatti, si presenta attraverso macchioline, invece di stendersi uniformemente sotto la pelle.

Ci sono poi alcuni fattori che si differenziano da persona a persona, come l’estensione e le dimensioni delle lentiggini. Ad alcuni soggetti possono comparire su tutto il corpo, ad altri invece solo sul viso.

Di solito si presentano con più frequenza in parti del corpo maggiormente esposte al sole, quindi sul naso, fronte, braccia, torace e spalle. Il loro colore rosso diviene più intenso in estate, quando ci si espone alle radiazioni solari; tende invece ad attenuarsi durante i periodi più freddi, come l’inverno.

Una domanda che molti si pongono, è se le lentiggini possono essere eliminate. La risposta è si, potrai rimuoverle rivolgendoti a un professionista esperto, un dermatologo, che ti proporrà il trattamento migliore per la tua salute.

Tra le motivazioni che possono spingere una persona a eliminarle, c’è sicuramente l’aspetto estetico. Quindi se non ti piacciono, sappi che potrai decidere di rimuoverle sia parzialmente che totalmente.

Rimedi invasivi e non invasivi

La prima tipologia di trattamenti prevede l’applicazione di cosmetici esfolianti a base di salicilico o acido glicolico. Potrai inoltre applicare creme con acido retinico che aiutano ad eliminare la melanina in eccesso.

Tra i rimedi più invasivi, rientrano: il peeling, che prevede l’utilizzo di acido glicolico necessario per rimuovere le macchie; la crioterapia, che ti consentirà di rimuoverle applicando dell’azoto liquido sulla macchia, che brucerà la parte interessata, formando delle piccolissime cicatrici temporanee. Infine c’è il laser q-switch, particolare tecnologia che ha come obiettivo quello di distruggere la melanina in eccesso. E’ sicuramente il trattamento più efficace, non lascia cicatrici e macchie e fa apparire la pelle come nuova.

Il laser, come già accennato è una tecnica molto avanzata, tra le più moderne per trattare le macchie. Il laser q-switch è in grado di emettere impulsi inferiori a un millisecondo e colpendo il melanoma, ossia l’organulo cellulare che contiene la melanina, permette di rimuovere le lentiggini senza provocare danni alla pelle.

Oltre a questo importante vantaggio, è che si adatta bene a diverse tipologie di macchie, garantendo ottimi risultati grazie alla possibilità di utilizzare una lunghezza d’onda di 532 o 1064 nm. Ora vediamo nei dettagli la procedura. Prima di tutto, se vorrai decidere di optare per questo trattamento, dovrai disinfettare la zona interessata; successivamente lo specialista indirizzerà la luce del laser nell’area in cui si trova la macchia.

Potrai avvertire una sensazione fastidiosa, un calore pungente, che può essere attenuata con l’apllicazione di una crema anestetica prima della seduta.

Al termine della seduta non ti resterà che applicare, sotto prescrizione medica, una pomata antibiotica per qualche giorno. Potrai notare delle crosticine, ma non sarà un problema, in quanto cadranno spontaneamente.

Il periodo di convalescenza dipende molto dall’intesità del trattamento (se ad esempio si estende per tutto o il corpo, o solo in poche zone) e dalla sensazioni avvertite dalla persona.

Una cosa al quale dovrai prestare attenzione è quella di non esporti a raggi solari.
La scelta della migliore terapia sarà indicata dallo specialista, che valutando la conformazione delle macchie, sarà in grado di definire il trattamento migliore per la tua pelle.

Le lentiggini hanno prettamente carattere ereditario e non è possibile prevenire la loro formazione. Tuttavia si può limitare la loro proliferazione con delle giuste protezioni, come polveri foto riflettenti o creme solari, da spalmare nelle zone più esposte all’azione dei raggi ultravioletti. La protezione è quindi un aspetto molto importante che consente di limitare la formazione delle lentiggini.

 

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laser

L’Utilizzo del laser per trattamenti dermatologici

Il laser è uno strumento utilizzato dalla medicina terapeutica ed estetica per sfruttare gli effetti positivi e benefici dell’energia.

L’obiettivo di questo trattamento è quello di generare una reazione biochimica nella zona della membrana cellulare, che può essere più o meno vasta, in relazione al tipo di laser.

Si tratta, dunque, di una soluzione pratica, indolore e senza controindicazioni per la risoluzione di diversi inestetismi che spesso diventano un vero e proprio limite nella vita quotidiana.

Si parte dai segni dell’acne all’attenuazione di cicatrici iperpigmentate, dalle macchie della pelle ai trattamenti di schiarimento di tatuaggi.

Rughe, problemi di flaccidità, pelle danneggiata dal sole e tutti quei piccoli o grandi difetti della pelle che ti causano disagio.

Finalmente la tecnologia in combinazione con le scoperte in campo dermatologico, è riuscita ad elaborare un trattamento efficace e risolutivo.

L’efficacia del trattamento laser

Il laser, infatti, è una fonte di energia elettrica prodotta sotto forma di onda luminosa. Grazie a questo trattamento l’energia si amplifica e viene dirottata su un’area del corpo, ad un’intensità molto elevata.

Si tratta di un grande alleato della branca dermatologica perché riesce a trattare problemi anche molto gravi in modo efficace già dopo le prime applicazioni, riducendo inestetismi e infiammazioni localizzate. Grazie ai continui aggiornamenti tecnologici, inoltre, questo strumento viene utilizzato sempre più a larga scala, ottenendo risposte positive e sicure in modo non invasivo.

In generale il laser viene utilizzato per il trattamento di problemi come l’acne, le varici, i capillari, l’alopecia, le cicatrici, il fotoinvecchiamento e le smagliature.

Ma anche per il trattamento di macchie sulla pelle, la psoriasi, la rimozione dei tatuaggi, le verruche, i tumori della pelle, la rinofina e tante altre lesioni cutanee.

Si passa dai piccoli problemi alle patologie di maggiore gravità che richiedono trattamenti diversi, individuati di volta in volta da dermatologi specialisti come la dottoressa Pozzi, che da anni opera nel settore con ottimi risultati.

La dermatologia riconosce sostanzialmente due tipologie di terapie laser, a scansione e a contatto.

La terapia laser a scansione e a contatto: per quali disturbi viene utilizzato

Il laser a scansione è un dispositivo che emette un tipo di luce monocromatica applicabile su un’area del corpo abbastanza ampia. Il fascio prodotto è concentrato in un raggio rettilineo in grado di creare modificazioni fotobiologiche e fotochimiche sulle cellule dei tessuti.

I tipi di laser che possono essere utilizzati sono diversi ma quelli impiegati nella struttura della dottoressa Pozzi sono di ultima generazione.

Possono operare in modo singolo o con azione combinata, per dar vita ad una terapia adeguata che operi su diversi fronti, per sfruttare tutte le sorgenti.

Il laser, infatti, emette particelle denominate fotoni che interagiscono con i tessuti, producendo effetti fotochimici fortemente benefici per l’organismo come:

– la vasodilatazione, che si verifica con un aumento del calore locale che causa una stimolazione neuro vegetativa con effetti stimolanti per il tessuto cellulare, antiflogistici, eutrofici e antiedema, assicurando un nuovo vigore alle zone trattate;
– la stimolazione del metabolismo: per accrescere le richieste metaboliche delle cellule e assorbire più liquidi, con l’effetto di ridurre gli edemi e attivare un corretto ricambio cellulare, grande alleato della salute e del benessere;
– l’aumento del drenaggio linfatico: per favorire il circolo dei liquidi finalizzato al ringiovanimento cellulare.

In tutti e tre casi si tratta di reazioni cellulari che hanno un effetto antinfiammatorio, antalgico e biostimolante perfetto anche in caso di artrosi, neuriti, contratture, tenosinoviti, sciatalgie, lombalgie e svariate altre patologie. Da quanto detto si comprende che il laser è idoneo al trattamento di inestetismi della pelle ma anche per la cura di alcuni disturbi come i dolori articolari e muscolari.

Per qualsiasi dubbio è possibile rivolgersi alla dottoressa Pozzi che saprà fornirti spiegazioni chiare sul tipo di percorso da iniziare.

Come avviene il trattamento dermatologico con il laser

Il trattamento è assolutamente indolore, non è invasivo e non presenta rischi. Deve essere eseguito da un terapista che applica il fascio di luce sulla zona da trattare, sulla quale il paziente avverte una sensazione di calore.

Il numero di sedute varia in base alla gravità del problema, alla risposta del singolo soggetto e all’evoluzione clinica della terapia.

La differenza sostanziale tra il laser a scansione e quello a contatto è che il primo, rispetto al secondo, consente di trattare aree più vaste del corpo e dunque presuppone un tempo inferiore di applicazione.

Entrambi non presentano controindicazioni ma riguardano un tipo di trattamento sconsigliato ai portatori di pacemaker, in caso di gravidanza, epilessia o in presenza di eventuali neoplasie.

Presso lo studio della dottoressa Pozzi è possibile eseguire trattamenti con le migliori tecnologie, per interventi mirati ed efficaci finalizzati ad ottenere ottimi risultati su inestetismi cutanei di vario genere.

In una prima visita, la dermatologa analizzerà il tipo di inestetismo illustrando al paziente l’intervento più mirato da adottare e i risultati che è possibile ottenere dopo un determinato numero di sedute.

Serietà, professionalità e formazione continua, per la risoluzione di problematiche che riusciranno finalmente a cambiare la tua vita.

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peeling

Peeling chimico

Peeling chimico – tutto quello che devi sapere

Il peeling chimico è considerato un trattamento dermo estetico, che di fatto esfolia la pelle, attivando un veloce processo di rigenerazione cellulare.

L’obiettivo primario di questa tecnica è quello di eliminare, quanto più possibile, gli instetismi di diversa origine. Il peeling chimico, viene anche utilizzato anche per particolari trattamenti su affezioni cutanee, per le quali occorre intervenire in profondità.

Per questa sua capacità di attivarsi a fondo sulle cellule, il trattamento viene effettuato non solo nei centri estetici, dove normalmente si interverrà su inestetismi superficiali, ma anche negli studi medici specializzati, all’interno dei quali si usano peeling chimici, capaci di lavorare più a fondo.

Quando usare il peeling chimico

Nell’approfondire l’utilizzo del peeling chimico, si potrà notare come, oltre ad essere utilizzato per eliminare rughe, macchie cutanee, lentiggini e piccole cicatrici provocate dall’acne, in ambito medico, l’utilizzo è destinato alla risoluzione di problematiche leggermente più complesse come acne, verruche, dermatite seborroica e ovviamente le tanto odiate smagliature.

Ovviamente qualsiasi applicazione, dovrà essere necessariamente preceduta da una valutazione della sintomatologia sulla quale intervenire, in base alla quale, l’operatore estetico o medico sanitario, dovrà decidere quale peeling utilizzare.

Da sottolineare che solo i medici potranno usare quantità di acido esfoliante, nella misura superiore al 30%.

Tra i vari benefici del peeling chimico, si possono anche evidenziare la capacità di ridare luminosità all’incarnato, esaltarne l’effetto di levigatura e rendere il colorito della pelle uniforme, di fatto il trattamento si potrà definire un vero e proprio intervento antiaging, sebonomalizzante e schiarente.

Come funziona il peeling chimico
Il trattamento prevede l’applicazione, sulla zona da trattare, di una apposita soluzione contenente uno o più agenti chimici.

I più usati sono: l’acido salicilico, l’acido glicolico e l’acido tricloroacetico. La soluzione, una volta preparata, viene stesa con un pennello e lasciata in azione per qualche minuto, dipende ovviamente dal tipo di pelle che si sta trattando.

L’azione dell’acido è rivolta nell’immediato all’eliminazione dell’epitelio invecchiato e successivamente alla sua immediata rigenerazione.

Trascorso il tempo di posa necessario, la pelle viene detersa e successivamente viene applicata una crema o una lozione altamente idratante.

Una regola importantissima da seguire è quella che consiglia di non esporsi ai raggi UV, sia prima che dopo l’applicazione. Nel periodo successivo al trattamento, sarà bene evitare il sole per almeno 3/4 settimane, e comunque anche dopo è preferibile fare uso di una crema solare con protezione a schermo 50+.

Durante la stesa o la posa del peeling chimico, si potrebbe avvertire un fastidioso bruciore, niente panico, scompare in pochissimi secondi.

Nei giorni successivi il trattamento, la pelle potrà squamarsi o potrebbe comparire un leggero rossore, anche in questo caso nessuna paura, si tratta di reazioni normali, basterà applicare una crema lenitiva, mattino e sera.

Quante sedute occorrono per ottenere il risultato

Tutto dipenderà ovviamente dal tipo di problema che si dovrà risolvere e dalle reazioni del singolo soggetto.

Normalmente dopo le prime sedute, effettuate a distanza di 7 o 15 giorni una dall’altra, si inizieranno a vedere i primi risultati, saranno poi gli operatori che effettuano il trattamento a valutare il numero delle sedute necessarie.

Si potrà chiedere un approfondito consulto alla dermatologa dottoressa Pozzi, che saprà consigliarvi per il meglio.

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Angiomi: il trattamento laser

Il trattamento laser per gli angiomi – l’approfondimento

Gli angiomi, particolari inestetismi della pelle, non sempre si conciliano con il personale gradimento estetico, con l’approfondimento della loro natura, delle cause dell’insorgenza e della loro evoluzione nel tempo, scopriamo come poterli facilmente eliminare, senza dover necessariamente ricorrere all’intervento chirurgico.

Cosa sono gli angiomi
Se uno dei tantissimi vasi sanguinei, biliari o linfatici, presenti nell’organismo, decide di svilupparsi in maniera anomala, può far insorgere, nel preciso punto dove la sua crescita si è alterata, una neoformazione, il più delle volte a carattere benigno, definita appunto ‘angioma’. Sono conosciute anche come ‘voglie’, normalmente di colore rosa o violaceo, isolate e assolutamente non contagiose.

Gli angiomi cutanei, derivati specificatamente da malformazioni di carattere vascolare sia arterioso che venoso, sono di diverso tipo e vanno trattati ognuno con una specifica attenzione.

Come si presenta l’angioma
Nei casi di angiomi presenti, su lattanti o su bambini ai primi mesi di vita, questi regrediscono spontaneamente fino a scomparire del tutto, intorno al periodo che va dai 5 ai 10 anni.

Nei bambini, tranne che l’angioma non si sia rotto nel tempo, provocando un sanguinamento e successiva cicatrice, non dovrebbero rimanere segni di riconoscimento sulla pelle; in alcuni casi, si può notare una leggerissima variazione del colore dell’incarnato.

In età adulta, la manifestazione degli angiomi può presentarsi senza che ancora oggi, se ne conosca la ragione.

In termini precisi, possono apparire fini teleangectasie piane, meglio specificate come dilatazione dei vasi sanguinei di piccole dimensioni, o sotto forma di protuberanze di dimensioni variabili ma comunque non eccessive.

Tra gli angiomi più diffusi nelle persone adulte troviamo: quello chiamato in gergo medico ‘a ragno o spider‘, si presenta infatti con una sorta di ramificazione ed è essenzialmente piatto; l‘angiomaa ciliegia o rubino‘, per la sua forma tondeggiante e il caratteristico colore rosso; il “seprginosi o di Hutchinson“, dalla caratteristica forma ad anello una volta che si è ingrandito; l’angioma ‘tuberoso‘, sporgente ma superficiale, e infine quello definito ‘cavernoso’, poiché cresce verso l’interno del tessuto sottocutaneo.

Come trattare l’angioma
In età adulta e sempre sotto consiglio del dermatologo potrebbe presentarsi la necessità di approfondire l’origine dell’angioma, semplicemente per escludere che la sua comparsa, derivi da problemi in essere, al fegato.

Se l’angioma è posizionato in una zona che non disturba l’estetica, collocato superficialmente rispetto alla cute e non causa fastidi specifici, potrà essere lasciato tranquillamente al suo posto.

Discorso diverso se il posizionamento degli angiomi, è nei pressi di organi di rilevanza strategica come occhi, fegato, vie respiratorie o cuore, oppure nel caso in cui compaiano in punti particolarmente vistosi, poco consoni con l’estetica o, quando la loro crescita diventi troppo esagerata e magari li renda particolarmente fragili, tanto da incorrere in rotture, con relativi sanguinamenti.

In questi casi si potrà ricorrere all’asportazione dell’angioma, tramite il trattamento laser. Si tratta di una tecnica totalmente indolore e molto veloce.

Il funzionamento di questa tecnica è semplice e facilmente comprensibile: il raggio laser, a luce pulsata, penetra nel tessuto cutaneo senza provocare alcun danno.

Nel penetrare la pelle, il raggio laser, surriscalda e successivamente coagula i vasi sanguigni colpiti, che nel tempo poi spariranno.

Saranno infatti necessarie alcune settimane, dipendentemente dal tipo di pelle, per far scomparire del tutto, i piccoli ematomi e le eventuali crosticine che si formano dopo il trattamento laser.

Questa innovativa tecnica con il raggio laser, è disponibile presso lo studio dermatologico Pozzi, preceduta sempre da un’accurata visita, che servirà per stabilire la tipologia dell’angioma e descrivere nel dettaglio al paziente il trattamento laser da effettuare.

 

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capillari gambe

Capillari alle gambe?

I capillari alle gambe: un problema che accomuna molte persone.

Cosa differenzia i capillari dalle vene varicose?

Ti capita spesso di soffrire per colpa dei capillari o delle vene varicose? Ti sei mai chiesto cosa sono nelle specifico e come risolvere tale problema?

Innanzitutto per comprendere bene il significato e capire come eliminare vene e capillari occorre distinguerli fra loro. Le teleangectasie, conosciuti più comunemente con il termine di capillari sono dei piccoli vasi sanguigni che permettono di collegare le arterie alle vene.

Le pareti di tale capillari sono molto fragili e sottili quindi capita spesso che possano strapparsi o rompersi provocando la fuoriuscita del sangue. Avrai notato quindi la comparsa di lineette sottili di vario colore sulla pelle. Il colore varia a seconda della tipologia, possono quindi essere rosse, viola o blu.

Si tratterebbe nella maggiore parte dei casi, di piccole lesioni benigne, innocue e non rischiose per la vita umana. I motivi della loro comparsa, non sono sempre facilmente intuibili perché si pensa che possa essere legato più ad un fattore genetico.

Altri cause sono però rinvenibili ad esempio nella troppa esposizione al sole. Inoltre chi soffre di obesità sarà maggiormente esposto a questo rischio. Naturalmente nemici sono anche il fumo e l’acool.

I capillari, vista la loro difficoltà nel capire perché si manifestano, non esiste una vera e proprio prevenzione.

Possono aiutare la non comparsa di tale capillari ad esempio l’utilizzo prolungato di calze elastiche, scarpe basse e magari una dieta equilibrata ricca di fibre abbinata ad una regolare attività fisica.

Inoltre possono comparire e manifestarsi a qualsiasi età addirittura già dalla nascita.
Le vene varicose, a differenza dei capillari, derivano da una debolezza da parte del sistema venoso a causa ad esempio di uno sforzo maggiore o un’insufficienza valvolare e si localizzano più frequentemente sulle gambe.

Se soffri di vene varicose normale sarà sicuramente la comparsa anche di capillari, mentre se sul tuo corpo sono presenti capillari non è detto che compiano anche le vene varicose.

Le soluzioni per combattere i capillari

Ti sarai spesso chiesto naturalmente se c’è o ci potrebbe essere una soluzione per soccombere a questo problema, che anche se sembra non creare nulla di grave alla salute, di sicuro non giova alla propria autostima e alla propria estetica.

Molti sono gli studi chi si sono susseguiti in questo campo per cercare di eliminare definitivamente questi capillari.

La soluzione a cui si è arrivati è quella dell’utilizzo del laser. Prima di questo, molti sono stati i tentativi ritenuti validi anche se nessun metodo sembra aver convinto ancora del tutto i soggetti coinvolti. I trattamenti non sono istantanei e richiedono alcune sedute prima di vedere i profitti.

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Tricologia

Combattere la caduta dei capelli: cause e rimedi professionali

Caduta dei capelli: cause

Considerato da sempre un problema di pertinenza esclusivamente maschile, quello della caduta dei capelli è un fenomeno sempre più in diffuso anche nell’universo femminile. Se ti ritrovi in questa condizione, sappi che le cause del diradamento della chioma sono molteplici e possono essere di varia natura, alcune facilmente identificabili e altre no.

Tra queste tieni presenti:

  • la stagionalità, con picchi di perdita in primavera e in autunno, in quanto fasi preferenziali per il ricambio;
  • le sollecitazioni troppo intense della capigliatura con prodotti aggressivi, l’uso frequente di piastre ad alta temperatura, il ricorso periodico a permanente e a trattamenti chimici liscianti, l’utilizzo del phon troppo caldo o troppo vicino alle ciocche;
  • le diete troppo drastiche o sbilanciate, poiché non garantiscono il giusto apporto di nutrienti;
  • le malattie auto-immuni e le alterazioni ormonali, in particolar modo in riferimento ai livelli di testosterone e ad eventuali disfunzioni della tiroide, sia in eccesso che in difetto;
  • il prurito localizzato al cuoio capelluto, specialmente se costante, fastidioso e non associato ad infestazioni di parassiti;
  • gli stati depressivi acuti e l’esaurimento nervoso, associati sempre a un aumento smodato dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress;
  • soffrire di tricotillomania (strapparsi i capelli in seguito a uno stimolo ossessivo-compulsivo più o meno inconscio);
  • l’uso di farmaci, in particolar modo gli antibiotici, che inibiscono il corretto assorbimento delle vitamine e dei sali minerali;
  • il ricorso ai chemioterapici, con effetto fino a qualche tempo dopo la sospensione della cura;
  • le infezioni micotiche del cuoio capelluto, in quanto generano una perdita provvisoria di capelli (ad esempio, quelle da tinea capitis).

 

Quando la caduta dei capelli diventa patologica?

In determinati periodi dell’anno, avrai notato che un leggero aumento della perdita dei capelli è fisiologico e coincide con i periodi di aumento e calo repentino delle temperature, vale a dire in primavera e in autunno.

Inoltre, puoi considerare entro i limiti della normalità una caduta giornaliera non superiore alle 150 unità.

Oltre questo range e in momenti dell’anno lontani da quelli del ricambio, il diradamento della chioma assume un carattere patologico.

 

La diagnosi nella perdita dei capelli

In aggiunta ad un’accurata osservazione clinica, che evidenzia vari casi possibili come stempiatura, diradamento in una o più zone della testa, etc… puoi ricorrere a esami specifici che interessano sia la resistenza del capello che l’integrità del cuoio capelluto.

In particolare, ti sottoporrai a una valutazione dell’equilibrio idro-lipidico a livello della testa e del grado di acidità locale (pH), nonché al rilevamento di lesioni, eventuali infezioni micotiche e cause di prurito che provocano un diradamento temporaneo, ma evidente, della chioma.

Quando il problema è da cercare da un’altra parte?

Se nel tuo caso specifico il problema non sembra riconducibile ad altre cause evidenti come l’eccesso di tinture, di trattamenti chimici o un palese stato di stress, devi sottoporti ad analisi più approfondite.

Queste comprendono il rilevamento dei livelli ormonali, analisi del sangue complete, diagnosi di problemi al sistema nervoso o alla tiroide, etc…

Caduta dei capelli: i rimedi

La cura mira, in ogni situazione, a risolvere le cause della caduta dei capelli e, di conseguenza, ad arrestarla. Quando si trattasse di problemi dovuti a sollecitazioni meccaniche o a carenze vitaminiche, la soluzione è semplice: basta stressare meno i capelli o effettuare delle opportune correzioni alla dieta, ricorrendo anche a supplementi multi-vitaminici e, nei casi più gravi, a programmi di ri-alimentazione.

Se, invece, il disturbo non è altro che l’effetto di una patologia, il rimedio consisterà nel pianificare una cura insieme al tuo medico di fiducia e risolvere così la situazione.

Nell’ipotesi in cui il problema sia di pertinenza tricologica e non riconducibile ad altra eziologia, è indispensabile ricorrere al supporto di un professionista competente sul campo.

Le migliori cliniche effettuano diagnosi relative al capello e al cuoio capelluto con le più innovative tecniche di rilevazione e i mezzi più sofisticati, per risultati della massima precisione.

In base ai risultati degli screening, verrà studiato il trattamento più adatto alle tue esigenze. Solitamente, si tratta di rimedi adatti sia agli uomini che alle donne, come le terapie laser e a frequenza infrarossa per la stimolazione della ricrescita.

Hair filler, l’ultima frontiera nell’arrestare la caduta dei capelli

La dott.ssa Pozzi è specializzata in una tecnica efficace di ultima generazione, chiamata hair filler.

Il trattamento, assolutamente non invasivo, si esegue mediante micro-iniezioni a base di sostanze benefiche per la ricrescita dei capelli e la loro ridensificazione, come acido ialuronico, amminoacidi, antiossidanti e polipeptidi.

Grazie ad esse, verrà stimolata la riattivazione dei bulbi capilliferi e, di conseguenza, la ricrescita della chioma, rinforzando le lunghezze e agendo alla radice del problema.

Le sedute sono aperte, previo screening diagnostico, sia agli uomini che alle donne e danno risultati sorprendenti in due mesi di trattamento, partendo da quattro sedute a cadenza quindicinale.

Per informazioni più dettagliate e fissare un appuntamento, compila il modulo dalla pagina “contatti” del sito web oppure telefona in studio per una comunicazione più rapida.

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Venereologia: di cosa si occupa questa branca della medicina?

La Venereologia è una branca medica che si occupa della prevenzione, diagnosi e cura delle malattie veneree, ovvero tutte quelle patologie che possono essere trasmesse per via sessuale, oltre che patologie correlate alla cute e alle mucose genitali, ad esempio sifilide, gonorrea, aids, eczema, condilomi genitali, psoriasi, banalite, clamidia e vitiligine.

Quando si cercano determinati sintomi correlati alle malattie veneree, spesso si finisce col cercare malattie dermatologiche. Il motivo è molto semplice: molte manifestazioni di malattie veneree, compaiono per via cutanea, pertanto spesso la gente cerca su internet malattie della pelle, senza trovare preciso riscontro, in quanto si tratta di malattie veneree.

Anche per questo motivo, la Venereologia è molto associata alla Dermatologia, e in un certo senso, sono collegate.

Storia della Venereologia


Come si può intuire direttamente dal nome, la Venereologia fa riferimento a Venere, Dea dell’amore, direttamente collegata alla sessualità e alle malattie trasmissibili sessualmente.

Fin dall’antichità, alcune malattie a trasmissione sessuale come gonorrea o sifilide, erano considerate una sorta di punizione degli Dei per una condotta non consona, come rapporti carnali extraconiugali non consentiti dalla società.

Nel XIX secolo, però, tramite la scoperta dei microrganismi patogeni, è stato possibile differenziare le malattie fra di loro (considerate tutte come unica malattia), permettendo anche di valutarne i sintomi ed eventuali trattamenti.

Nonostante ad oggi siano tutt’ora molto diffuse, le grandi campagne di prevenzione hanno permesso di ridurre significativamente l’incidenza (ovvero i nuovi casi) e la prevalenza (ovvero il totale dei casi) delle malattie veneree più diffuse.

Nonostante con l’uso dei preservativi vi è stato un importante calo della trasmissione delle malattie sessuali, quest’ultime sono comunque presenti e molto diffuse nella società moderna.

In compenso, la presenza di figure specializzate come il Venereologo, ha fatto sì che il trattamento di quest’ultime sia oggi possibile nella maggior parte dei casi.

Chi è il Venereologo?

Il Venereologo è quindi un medico chirurgo che, dopo il percorso base, ovvero una laurea magistrale a ciclo unico, ha in seguito conseguito una specializzazione in Dermatologia e Venereologia, che dura solitamente 5 anni.

Questa professione medica è in aumento negli ultimi anni, in quanto le malattie sessualmente trasmissibili, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione e nonostante il diffondersi dell’informazione e delle modalità di prevenzione, rimangono ancora molto diffuse nel mondo, provocando ogni anno milioni di morti, oltre che spese mediche in continuo aumento.

Fortunatamente la tecnologia ha fatto numerosi passi da gigante, permettendo ai Venereologi di trattare anche le malattie più gravi, come l’HIV/AIDS, che, nonostante non sia guaribile, permette ai soggetti infetti di vivere vite del tutto normali e longeve, soprattutto se confrontate al passato.

Il problema dell’antibiotico-resistenza, però, sta rappresentando un ostacolo che in futuro porterà ad un peggioramento delle condizioni di salute di alcuni soggetti in trattamento, specialmente per coloro che hanno bisogno di una terapia che duri per tutta la vita.

Come avviene la visita Venereologica


Una volta preso appuntamento con un Venereologo, il medico cercherà di carpire quante più informazioni possibili dal paziente.

Nel momento in cui ti presenterai nel suo studio, il Venereologo cercherà di metterti a tuo agio.
Dopo una chiaccherata generale, infatti, si passerà a domande via via più specifiche, per capire qual è stato il motivo che ti ha portato a questa visita.

Tramite delle domande generali, è già possibile individuare degli atteggiamenti a rischio, che possono aiutare nella diagnosi.

Inoltre, individuare segni cutanei che possono essere stati motivi di allarme, può portare ad una diagnosi più immediata: ogni segno può indicare una patologia specifica, ma questo purtroppo è di difficile interpretazione, specialmente per chi non è del mestiere.

Se l’anamnesi e la ricerca di eventuali segni cutanei non è stata soddisfacente, può essere necessario ricorrere a metodiche più specifiche ed approfondite, come test clinici, per valutare la reattività a qualche composto per una diagnosi rapida; o biopsie, per prelevare un campione di tessuto e analizzare la causa del problema.

Anche su internet, la confusione regna sovrana, pertanto è facile confondersi e sbagliare del tutto patologia e trattamento. La visita da un medico specializzato in Venereologia è pertanto fondamentale, qualora si sospetti di aver contratto una malattia sessualmente trasmissibile, per vedere di che si tratta, e se è possibile risolvere il problema o comunque mantenerlo sotto controllo.

Perdere tempo in questo campo, non è una buona alternativa: l’attesa può portare la malattia a peggiorare e risultare irreversibile o addirittura mortale.

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cicatrici da varicella

Cicatrici da varicella: eliminarle in età adulta

Cos’è la varicella?

La varicella è una malattia molto frequente nei bambini, il più delle volte si sviluppa proprio in quest’età e solitamente non provoca molti danni, tuttavia può presentarsi anche durante l’età adolescenziale o addirittura quando si è adulti, è giusto sapere che questa malattia risulta più pericolosa in un’età matura.

In cosa consiste la varicella?

La varicella si presenta con tante vescicole rosse che avvicinandosi al centro diventano giallastre su tutto il corpo, queste bolle piene di liquido provocano l’irritazione della pelle che si manifesta con un forte prurito.
Le vescicole in questione durano dai 7 ai 20 giorni per poi cadere, se la perdita di queste croste avviene in maniera naturale, non lasceranno alcun segno sulla pelle, se invece vengono rimosse prima della loro caduta spontanea, lasceranno delle cicatrici.

Resistere al prurito provocato non è molto semplice, infatti provocano così tanto fastidio da indurre il paziente a grattare con impeto la pelle lesionandola.
Se danneggiata la loro struttura naturale si va incontro a queste cicatrici, le quali risultano fastidiose dal punto di vista estetico.

Evitare le cicatrici di questa malattia non è così semplice, il prurito si manifesta con molta aggressività e spinge il paziente a raschiare con forza queste vescicole.

Una volta terminata la malattia potrebbero rimanere queste cicatrici, adesso ti mostrerò come prevenire ed eliminare i segni presenti sulla pelle.

Prevenire le cicatrici della varicella

Eliminare le cicatrici derivanti dalla varicella risulta essere un problema comune, sono in molti a soffrire di queste macchie sul corpo, questi possono essere su qualsiasi parte del corpo e risultano particolarmente fastidiosi se presenti sul viso.

Prima di eliminare le cicatrici, occupati di prevenirle: hai mai sentito il detto prevenire è meglio che curare?
Benissimo, ti mostrerò come evitare questi segni!

1) Resisti alla sensazione di prurito: quando si presenta questa malattia, il sintomo che si manifesta con maggiore violenza è la prurigine, per tale motivo verrà spontaneo grattarti. Numerosi studi hanno confermato la tesi che, raschiando la pelle la sensazione di prurito svanisce per pochi istanti, per manifestarsi nuovamente con maggiore impeto.

Come resistere al prurito? Quando si manifesta una malattia che provoca prurito e non dovresti grattarti, uno dei pochi rimedi che tu possa mettere in atto è l’utilizzo di un impacco freddo, ponendolo per 20-30 minuti sulla zona più pruriginosa (non utilizzare il contatto diretto, inserisci sempre un asciugamano), potrai avvertire un minore bisogno di grattarti.

2) Idrata la pelle tante volte per piccoli intervalli di tempo: la varicella è una malattia che manifesta come sintomo principale, il proliferare di vescicole pruriginose, queste non possono essere rimosse in anticipo altrimenti lasceranno il segno. Si può fare qualcosa per diminuire il fastidio e l’incombere di infezioni?

È molto semplice, sarà sufficiente lavarti ogni 3-4 ore, ti consiglio la doccia poiché rimani meno tempo esposto all’acqua: infatti stando per troppo tempo in acqua la crosta di queste vescicole si ammorbidirà rendendo più lungo il tempo necessario per guarire.

3) Cura le tue unghia e assicurati di lavare attentamente le mani: l’igiene delle mani è di fondamentale importanza durante lo sviluppo di questa malattia, esse sono il primo mezzo con cui entra in contatto la pelle, se queste dovessero essere sporche, entrando in contatto con la pelle potrebbero portare a complicanze ed infezioni. Per tale ragione, dovresti curare molto bene le mani e le unghia prima di ogni cosa, affinché tu possa evitare inconvenienti.

4) Non indossare vestiti particolarmente scomodi o fastidiosi: indossare questo genere di vestiti non fa altro che aumentare il rischio di far cicatrizzare la pelle, la spiegazione deriva direttamente dal materiale da cui sono composti, per esempio indossando un capo di lana il fastidio sarà smisurato, irritando la pelle e provocando ulteriore prurito.

Ti consiglio vestiti larghi fatti con materiali soffici, così da non irritare la pelle e non spingerti a raschiare la pelle.

Questi sono suggerimenti per trattare la malattia quando si sta ancora manifestando, se la malattia invece è già passata da tempo e ti sono rimaste le cicatrici, non resta altro che mostrarti i migliori metodi per eliminarle.

Eliminare le cicatrici da varicella

Le cicatrici dovute a questa malattia si presentano come dei piccoli crateri, rotondi e che sono scavati nella pelle, esistono alcuni metodi per alleviarli o eliminarli del tutto, vediamo quali sono.

Quando si parla dell’eliminazione delle cicatrici, bisogna essere certi della datazione di queste, una cicatrice fresca può essere affrontata con alcune pomate, applicandole per alcuni mesi in maniera costante il tessuto diventerà più elastico e riempirà questo buco scavato nella pelle.

Se invece si parla di cicatrici vecchie, si può ricorrere a strumenti come il laser, per livellare i bordi di questa rendendola meno evidente.

In altri casi può addirittura essere utilizzato l’acido ialuronico naturale, questo favorirà la formazione di questo tessuto mancante.
Prima di iniziare un trattamento consulta sempre un esperto per avere maggiore sicurezza.

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Cheratosi seborroica: cos’è e come si cura?

Cos’è la cheratosi seborroica?

La cheratosi seborroica è una malattia della pelle, si sviluppa molto spesso con l’avanzare dell’età, questa patologia non ti porta a complicazioni gravi ma rovina l’aspetto estetico della pelle, si presenta infatti con numerose macchioline che possono andare dal marrone scuro al nero.

La causa dello sviluppo di questa malattia è ancora sconosciuta, tuttavia, si pensa sia dovuto a qualche fattore cutaneo che si sviluppa erroneamente oppure ancora a motivi di genetica, quindi con una predisposizione naturale a questa malattia, purtroppo gli studi non hanno ancora dato una motivazione certa.

La cheratosi seborroica risulta essere molto presente tra i caucasici e al contrario, sembra completamente assente tra gli orientali.
Questa condizione di ereditarietà ha portato allo sviluppo di numerosi studi, attualmente gli studi si preoccupano molto di scoprirne la causa e se l’esposizione ai raggi solari possa influire sulle condizioni di sviluppo.

Come si manifesta la cheratosi seborroica?

La cheratosi seborroica si manifesta con la presenza di alcune macchioline, principalmente si presentano lungo la schiena e l’addome, queste venature dalla forma circolare iniziano a diventare più spesse fino al raggiungimento massimo della loro crescita.
Le macchie in questione, solitamente, non superano 1 cm di grandezza, ma sono presenti numerosi casi dove riuscissero a superare queste dimensioni senza difficoltà.

Una volta sviluppate queste macule, la cheratosi seborroica continua il suo sviluppo rendendole squamose e molto untuose.
Nonostante ciò, la struttura della macchia risulta essere quasi del tutto staccata dalla pelle, infatti è sufficiente utilizzare le proprie unghia o un bisturi apposito per rimuoverle senza difficoltà.

Dato che la cheratosi seborroica è innocua, è bene distinguerla da altri tipi di macchie, per questa ragione, dovresti fare alcuni controlli durante l’anno così da analizzare al meglio la tua struttura dermatologica ed esser al corrente di eventuali rischi o complicanze a cause di fattori cutanei.

Queste analisi si svolgono molto semplicemente senza risultare invasive, semplicemente viene ingrandita di circa 10 volte la visione della cute, così che il dermatologo possa analizzarne la struttura, e se necessario avvisarti di cosa potrebbe insorgere.

La cheratosi seborroica può diventare pericolosa?

La cheratosi seborroica è una malattia della pelle innocua, si tratta di minuscoli tumori benigni che non possono divenire maligni, ciò significa che queste macule potrebbero staccarsi e provocare nel peggiori dei casi una piccolissima fuoriuscita di sangue.

Perché si presta molta attenzione a questa malattia se non risulta pericolosa?

A volte viene confusa con la cheratosi attinica, un’altra malattia della pelle che però porta allo sviluppo del cancro se non trattata, invece per quanto riguarda questa malattia, viene attenzionata molto per trovarne le cause ed eliminarle dato che può creare disagi.

È bene chiarire che questa malattia, contrariamente alla cheratosi attinica, non può diventare pericolosa e non è necessario trattarla dato che i rischi sono del tutto assenti.

Come eliminare le tracce della cheratosi seborroica

Le macchie dovute alla cheratosi seborroica non sono pericolose e non possono diventarlo, allora perché eliminarle?
Se hai deciso di prendere questa decisione è solamente per un fattore estetico, probabilmente ti crea fastidio doverle vedere nel quotidiano ed hai deciso di rimuoverle, non preoccuparti delle operazioni necessarie perché sono davvero semplici e non corri alcun tipo di rischio.

La rimozione di queste verruche si può svolgere in diversi metodi: crioterapia, laser o raschiatura.

La crioterapia

La crioterapia è uno degli interventi più utilizzati nell’ambito dermatologico, prevede l’utilizzo dell’azoto liquido (un gas capace di raggiungere temperature freddissime come -190° C) sulla zona indicata, entrando in contatto con la pelle, ghiaccerà la verruca e ne permetterà la rimozione veloce e sicura nel giro di qualche secondo.
La crioterapia è uno degli interventi dermatologici più sicuri e utilizzati.

La raschiatura

La raschiatura è l’intervento più utilizzato quando si deve gestire una zona molto sensibile, prevede l’anestesia locale della zona così che il paziente non possa sentire alcun tipo di fastidio o dolore, in seguito viene utilizzato un apposito strumento per la rimozione della zona interessata in sicurezza.
Una curiosità di questo intervento, è l’utilizzo di piccole scosse elettriche per bloccare la fuoriuscita di sangue durante l’operazione.

Il laser

Il laser è probabilmente il genere d’intervento più conosciuto, è utilizzabile per numerose operazioni senza risultare invasivo, tramite questo strumento è possibile eliminare la zona in questione in maniera molto precisa senza alcun rischio.
Il laser è utilizzato anche nella rimozione di tatuaggi e altri fattori antiestetici.

Questi sono i principali metodi per rimuovere le macchie dovute alla cheratosi seborroica, prima di scegliere quella che più ti aggrada, ricordati di consultare il dermatologo.

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dermatite atopica

Dermatite atopica: cos’è e come si cura

Disagio da dermatite atopica? Ecco di cosa si tratta e alcuni consigli utili per combatterla

Chi soffre di dermatite atopica si ritrova ad avere a che fare con un fastidioso prurito, macchie rosse e croste in varie parti del corpo. Solitamente sono colpiti il viso, il collo, i polsi, le mani, le pieghe interne dei gomiti e delle ginocchia, le caviglie.

Questa malattia infiammatoria della cute si può manifestare in tenerissima età, a partire già dai primi mesi di vita del neonato durante i quali il piccolo non può ancora contare su un sistema immunitario funzionante a pieno regime. Il disturbo tende a risolversi durante l’adolescenza, tuttavia può ricomparire o fare la sua prima comparsa in età adulta.

Quali sono i sintomi della dermatite atopica?

Questa infiammazione della pelle, conosciuta anche come eczema costituzionale, si manifesta con notevole secchezza della cute, chiazze rossastre e prurito di intensità variabile, maggiormente fastidioso durante le ore del riposo notturno. Il bisogno di grattarsi frequentemente porta, inoltre, alla formazione di lesioni cutanee come croste e vescicole. La pelle risulta particolarmente irritata e ruvida al tatto e le macchie possono espandersi andando ad interessare consistenti zone cutanee “fuse” tra di loro.

Tale sintomatologia può accompagnarsi talvolta a forme di asma o rinite allergica, oltre che ad infezioni della pelle, conseguenza di una barriera cutanea scadente.

Dermatite atopica: fattori scatenanti

Per quanto riguarda le cause della malattia, esse vanno ricercate nel campo delle ipotesi. Pare piuttosto probabile l’esistenza di un fattore ereditario: chi ha sofferto di questo disturbo corre un rischio maggiore di trasmetterlo ai propri figli.

Un difettoso sistema immunitario può contribuire all’insorgere dell’infiammazione, dal momento che la pelle non è in grado di svolgere appieno la sua funzione di barriera protettiva.
Nel novero delle possibilità si inserisce anche lo stress o altri fattori emozionali, mentre pare assodato che le città maggiormente inquinate o caratterizzate da un clima freddo registrino un maggior numero di casi.

Dermatite atopica: come contrastarla

L’eczema costituzionale è un disturbo cronico, che può ripresentarsi nel tempo. È importante, quindi, conoscere ciò che si può fare per lenire i sintomi più fastidiosi e trasformare il disagio in qualcosa di gestibile.
Bisogna partire dal presupposto che chi soffre di eczema ha una pelle ipersensibile e, di conseguenza, vulnerabile e che mal sopporta il contatto con sostanze estranee, anche se non particolarmente irritanti. Come prendersene cura?

L’idratazione della cute è molto importante visto che la dermatite atopica genera secchezza, tuttavia è necessario applicare detergenti e creme specifiche, particolarmente delicate ed in grado di alleviare il prurito spesso intenso.

Sotto la doccia è meglio evitare l’uso di saponi, privilegiando invece prodotti poco aggressivi per la pelle. Sono consigliabili bagni o docce di durata limitata e non troppo frequenti.

Anche l’applicazione di creme emollienti sul corpo ancora umido può essere un valido aiuto per dare sollievo alla cute, contribuendo a rafforzarne il naturale ruolo di barriera protettiva.
Infine, è preferibile indossare indumenti in cotone (meglio se bianco), evitando che la pelle venga a contatto con tessuti sintetici.

Dermatite: consigli per affrontarla nel modo giusto

La dermatite atopica è piuttosto fastidiosa: l’eruzione cutanea che scatena può creare grossi disagi, soprattutto durante la bella stagione quando si vorrebbe andare al mare a rilassarsi. L’esposizione al sole non è sconsigliata, anzi può aiutare la malattia a regredire. Occorre, però, scegliere le ore meno calde del giorno e proteggere la pelle, in particolar modo quella dei più piccoli, con creme solari delicate e senza profumi.

La sabbia e l’acqua salata possono peggiorare l’irritazione della cute. Evitare il mare quindi? Niente affatto. Basta seguire alcuni semplici consigli: innanzitutto è meglio far seguire il bagno in mare da una doccia, in modo da iniziare a togliere dal corpo le tracce di salsedine.

Se necessario occorre cambiare il costume bagnato. La sera, a casa, è raccomandabile lavarsi con acqua tiepida utilizzando detergenti non aggressivi e usare sulla pelle asciutta un emolliente come doposole.

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