Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

Autore - Dottoressa Marialuisa Pozzi

La Cura della Pelle durante la Gravidanza: Cosa Sapere e Cosa Evitare

Durante la gravidanza noterai molti cambiamenti nel tuo corpo e la tua pelle non verrà risparmiata; come averne cura senza nuocere al nascituro è cruciale per la tua bellezza come donna e come mamma.

A causa della variazione degli equilibri ormonali e chimici tipici della dolce attesa, anche la reazione ai tuoi prodotti preferiti può cambiare, spingendoti a impiegarne tipi più “soft” e, soprattutto, più sicuri per il tuo bambino.

La cura della pelle in gravidanza

Come futura mamma sei circondata da un’aura di splendore e felicità, ma la salute del piccolo deve essere salvaguardata anche quando ti prendi cura della pelle.

Per questo, è necessario conoscere quegli ingredienti che fanno parte della costituzione del cosmetico e che possono essere pericolosi o considerati tali.

Premesso che è essenziale rivolgersi a un professionista del settore come la dermatologa Pozzi, per essere certa di non sbagliare nella scelta della giusta composizione, ti offriamo una panoramica di quegli elementi che non dovrebbero essere presenti nella preparazione del prodotto.

Gli elementi cosmetici da non usare se sei in stato interessante

Quindi, cosa evitare nella cura della pelle durante la gravidanza?

I retinoidi, ingredienti sempre presenti nelle creme antietà idratanti e in quelle usate in caso di acne, problemi della pigmentazione e psoriasi; la loro particolarità risiede nell’agevolare e accelerare il rinnovamento della cute grazie alle proprietà della vitamina A che contengono in alta concentrazione.

È proprio questa caratteristica a portare gli esperti a considerarli non adatti all’uso in gravidanza, perché alcuni studi scientifici ne hanno evidenziato gli effetti dannosi per il feto, esattamente come la loro versione orale, nota per essere causa di anomalie nella sua crescita.

Quindi, se sei solita usare una preparazione che contiene un retinoide, è meglio cercarne una che ne sia priva: infatti i medici consigliano molta cautela nella loro assunzione in questo periodo molto delicato della tua vita e di quella del piccolo.

Gli idrossiacidi hanno nell’acido salicilico il loro rappresentante più comune ed è quello che è stato studiato più approfonditamente in caso di gravidanza e il risultato di queste analisi dimostra che se usi detergenti, esfolianti e tonici che lo contengono, devi prestare molta attenzione alla frequenza e alla quantità con cui li utilizzi per evitare complicazioni; in particolare, se vuoi sottoporti al peeling, parlane prima con un dermatologo, come la Dottoressa Pozzi, che saprà come agire in tutta sicurezza per il nascituro.

L’idrochinone è il componente principale dei prodotti per schiarire la pelle e trattare anomalie come il melasma, la presenza di macchie grigie o marroni sulla pelle, e che non deve essere usato in gravidanza; ma tranquilla, perché esistono trattamenti alternativi, come quello con alfa idrossiacido (AHA) e, comunque, il dermatologo saprà trovare una soluzione ad-hoc per te.

I componenti cosmetici ritenuti sicuri in gravidanza

Quali sostanze, invece, sono considerate sicure se sei in stato interessante?

I depilatori, quei prodotti che eliminano chimicamente i peli o ne ritardano la crescita, li puoi impiegare senza preoccupazioni, se però, dovessi manifestarsi una reazione allergica mai avuta in passato, parlane con il dermatologo.

I filtri solari ti proteggono quando sei in spiaggia, anche perché aspettare un bambino non significa rinunciare a una bella giornata di mare, o quando sei esposta al sole durante le normali attività giornaliere; tuttavia, essi non devono contenere l’ossibenzone, poiché, secondo uno studio dell’ACOG – American College of Obstetrician and Gynecologists del 2019, assorbito attraverso la pelle può interferire con lo sviluppo del feto.

In generale, cosa devi sapere sulla cura della pelle in gravidanza

Come detto in precedenza, devi evitare quelle preparazioni, siano esse creme steroidee, anticellulite, cosmetici o qualsiasi altro prodotto a uso topico, cioè locale, che hanno tra i componenti retinolo, acido salicilico o sostanze chimiche che agiscono sul sistema endocrino.

Tuttavia, la consulenza di un professionista è sempre necessaria poiché sono molte le sostanze chimiche impiegate nella realizzazione delle varie preparazioni esistenti, anche da banco; qui entra in gioco la dermatologa Pozzi, che ti indicherà come prenderti cura della pelle abbracciando allo stesso tempo il tuo bambino.

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Micosi del cuoio capelluto: Approcci terapeutici e consigli per la cura

Macchie rossastre e pelle squamosa sul capo? Se vedi questo, è probabile che ti trovi davanti a un caso di micosi del cuoio capelluto, un disturbo piuttosto fastidioso che può colpire bambini e adulti ed è causato da funghi dermatofiti, microrganismi che considerano il loro ambiente ideale la base dei capelli, anche se possono svilupparsi in altre zone del corpo.

Micosi del cuoio capelluto: cos’è

Tutto parte dalla predilezione che i funghi dermatofiti hanno per la cheratina, la proteina che forma i capelli, i peli e le unghie, e di cui si nutrono vivendo nella parte più superficiale della pelle.

La loro azione produce conseguenze di diversa portata a seconda della tua risposta immunitaria, ma in genere si manifesta con la presenza di pruriti, rossore, piccole croste e, in casi particolari, con una limitata e temporanea caduta dei capelli, l’alopecia.
Se dovessi accorgerti di questi sintomi, l’ideale è, innanzitutto, giungere a una diagnosi precisa del problema con l’aiuto di un dermatologo, per poter intervenire in modo efficace e risolvere il problema in tempi brevi.

Cosa innesca la micosi del cuoio capelluto

La Tinea Capitis, altro modo per chiamare lo stesso disturbo, può essere generata dalla presenza di più tipi di funghi superficiali, ma la loro azione è favorita da alcune condizioni comuni: stress, caldo umido e alterazione delle difese immunitarie.

Alcune abitudini che potresti avere nella vita di tutti i giorni, come la condivisione di asciugamani in famiglia o in palestra con i quali avvolgi i capelli, così come il lasciarli bagnati per troppo tempo anche se in estate questo è difficile, pensando anche al refrigerio che si prova favoriscono l’insorgere dell’attività micotica.

Inoltre, se utilizzi prodotti cosmetici per i capelli, come maschere, lacche e gel, devi sempre pulirli accuratamente insieme alla cute sottostante, dove si annidano i funghi e che devi sempre tenere ben asciutta.

Come curare la Tinea Capitis

Il consiglio di un nel campo, come la dermatologa Pozzi, è la soluzione che devi sempre preferire a un approccio “fai da te”, poiché la diagnosi e la cura della dermatomicosi del cuoio capelluto passano attraverso un’approfondita e accurata visita medica, supportata da esami clinici o colture su alcuni campioni.

L’impiego della lampada di Wood è un buon metodo per comprendere quale tipo di fungo ti sta causando il disagio, ed è su questo, oltre che sulla sua estensione, il professionista sceglie la terapia, che può essere topica, con l’uso di creme, lozioni o shampoo antimicotici; oppure sistemica, per mezzo dell’assunzione di farmaci a uso orale specifici per il tipo di infezione.
A seconda della gravità del caso, il dermatologo può decidere per un approccio terapeutico su due fronti, unendo le due soluzioni precedenti.

Consigli generici per trattare la micosi del cuoio capelluto

Il suggerimento principale che ci sentiamo di offrirti in caso di Tinea Capitis è quello di rivolgerti a un professionista come la dermatologa Pozzi, poiché un approccio generico non farebbe altro che allungare il tempo in cui, sul cuoio capelluto, sentirai prurito e vedrai arrossamenti, gonfiori e crosticine, con tutti i disagi che derivano da queste manifestazioni.

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Riconoscere e Trattare il Tuo Tipo di Pelle

Se conosci il tipo di pelle che possiedi, riesci a nutrirla e proteggerla al meglio scegliendo i prodotti più adatti. Nonostante le difficoltà che comporta determinarlo, vale la pena investire un po’ del tuo tempo in questa ricerca per avere la certezza di una pelle brillante, sempre giovane ed elastica.

Come capire che tipo di pelle hai

La certezza del tipo di pelle che possiedi te la può dare solo un dermatologo come la Dottoressa Pozzi, che impiegherà test clinici di provata efficacia per determinarne la natura.

Se desideri un metodo casalingo, puoi usare quello del viso nudo o del panno assorbente, ambedue di provenienza orientale.

  • 1. Metodo del viso nudo: Lava il viso con un prodotto delicato, attendi mezz’ora e osserva l’aspetto della tua cute:

– Se appare lucida, hai il tipo grasso.

– Se è tesa, è secca.

– Se è lucida solo in zone come il mento, la fronte e le guance (zona T), è mista.

– In assenza di questi aspetti, appartiene alla tipologia normale.

  • 2. Metodo del panno assorbente: Pulisci il volto e osserva la quantità di sostanza oleosa rimasta sul panno. Più olio vedi, più grassa è la pelle. Ricorda che questi metodi sono approssimativi e non possono sostituire la valutazione di un esperto.

I Tipi di Pelle che Puoi Avere

Sebbene sia difficile capirne la tipologia, la tua pelle può essere normale, grassa, secca, mista o sensibile. Ciascuna di esse ha necessità differenti in termini di protezione e nutrizione.

  • Pelle Normale: Ha un equilibrio che la rende non soggetta a tensioni, untuosità, sfoghi e desquamazione. Caratterizzata da pori piccoli e superficie liscia, deve essere curata per mantenere idratazione ed elasticità innate.
  • Pelle Grassa: Appare lucida e untuosa a causa dell’eccesso di sebo. L’AAD (American Academy of Dermatology) la collega a una minore propensione alla rugosità ma maggiore all’acne e ai brufoli.
  • Pelle Secca: Poco elastica, con un aspetto teso, ruvido e opaco. Produce pochi oli naturali, portando a prurito e arrossamenti.
  • Pelle Mista: Presenta caratteristiche della pelle grassa in alcune zone e della pelle secca o normale in altre.
  • Pelle Sensibile: Tutti i tipi di pelle possono essere sensibili, mostrando vulnerabilità agli agenti esterni.

Come Trattare i Vari Tipi di Pelle

  • Pelle Grassa: Usa detergenti delicati per rimuovere il sebo in eccesso e creme idratanti non comedogene a basso contenuto di oli per prevenire punti neri.
  • Pelle Secca: Utilizza creme idratanti e lenitive per ridare equilibrio alla cute e proteggerla durante le attività giornaliere. Evita profumi e prodotti a base di alcol.
  • Pelle Mista: Differenzia i prodotti in base alla zona di applicazione, seguendo le indicazioni per pelle grassa e secca.
  • Pelle Sensibile: Pulisci la pelle con preparazioni non aggressive, possibilmente neutre, e proteggila con creme specifiche, scegliendo in base alle allergie personali.

Puoi Determinare da Sola il Tipo di Pelle o è Meglio un Dermatologo?

Solo uno specialista come la dermatologa Pozzi può essere veramente efficace nel determinare il tipo di pelle che possiedi e consigliarti come detergerla e mantenerla in buona salute.

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La corretta cura dei capelli dei più piccoli: Guida dermatologica al lavaggio dei capelli per bambini e neonati

Lavare in modo corretto i capelli dei bambini è essenziale per mantenere in salute il cuoio capelluto e prevenire problemi dermatologici. Anche se per alcuni piccoli l’esperienza può essere sgradevole, è fondamentale seguire pratiche adeguate per garantire il loro benessere cutaneo.

L’importanza del lavaggio dei capelli nei neonati e nei bambini

Per i bambini, il momento del bagnetto è spesso divertente. Questo può essere sfruttato per rendere il lavaggio dei capelli meno stressante, riducendo il rischio di pianti e strilli. Un lavaggio regolare e corretto aiuta a prevenire condizioni dermatologiche comuni nei più piccoli, come la dermatite seborroica (crosta lattea) e le irritazioni cutanee.

Preparare il bagnetto: un ambiente confortevole

Prima di iniziare il lavaggio dei capelli, prepara un bagnetto caldo con la temperatura dell’acqua adeguata alle preferenze del bambino. Aggiungi i suoi giocattoli preferiti per distrarlo e rendere l’esperienza più piacevole. Associare un momento sgradevole come il lavaggio dei capelli a uno piacevole come il bagno può aiutare il bambino ad accettare meglio l’acqua sulla testa.

Scelta dello shampoo: criteri dermatologici

È fondamentale utilizzare uno shampoo specifico per neonati e bambini, privo di sostanze chimiche irritanti. Scegli prodotti etichettati come “senza lacrime” e dermatologicamente testati per evitare irritazioni agli occhi e alla cute. Leggi attentamente le etichette per assicurarti che non contengono allergeni comuni o agenti aggressivi.

La tecnica corretta per insaponare e risciacquare i capelli

  • Bagnare i capelli: Utilizza una piccola tazza per versare acqua tiepida sui capelli del bambino, proteggendo gli occhi con la mano per evitare che l’acqua vi entri direttamente.
  • Insaponare il cuoio capelluto: Applica una piccola quantità di shampoo sul cuoio capelluto, iniziando dalla nuca e procedendo verso la fronte. Massaggia delicatamente con la punta delle dita, senza esercitare troppa pressione, per non irritare la cute.
  • Risciacquare accuratamente: Rimuovere la schiuma e i residui di shampoo passando la mano bagnata sulla testa o versando acqua come fatto in precedenza. Un risciacquo accurato è cruciale per evitare irritazioni del cuoio capelluto, anche con prodotti delicati e anallergici.

Asciugatura dei capelli: metodi delicati

Quando asciughi i capelli del bambino, tampona delicatamente con un asciugamano morbido, evitando di strofinare. Se i capelli sono lunghi e si formano nodi, usa una spugna morbida o un pettine a denti larghi per districarli con cura. Evita di tirare i capelli, per non danneggiare il cuoio capelluto.

Frequenza del lavaggio dei capelli

Nel primo mese di vita, è sufficiente lavare i capelli del neonato tre o quattro volte alla settimana, insieme al bagnetto. Questo aiuta anche a rimuovere la crosta lattea, che di solito scompare entro il terzo mese. Successivamente, lavare i capelli ogni giorno è consigliabile per mantenere il cuoio capelluto pulito e prevenire irritazioni.

Per concludere

Seguendo questa guida dermatologica, potrai garantire al tuo bambino un’esperienza positiva durante il lavaggio dei capelli, contribuendo al benessere del suo cuoio capelluto. Se hai dubbi sui prodotti da usare o vuoi monitorare la salute della cute del tuo bambino, richiedi informazioni, sarò lieta di offrirti consigli utili e professionali.

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Allergia al Nickel: Segni e Sintomi da Conoscere

Come individuare prontamente l’allergia al nickel

Nel momento in cui sorge il dubbio di stare sviluppando una allergia, si rivela indispensabile agire il prima possibile, onde evitare di peggiorare la situazione. Ciò vale a maggior ragione per le reazioni allergiche collegate agli elementi più diffusi, come ad esempio il nickel, che si trova in molti oggetti di uso quotidiano, tra i quali sono compresi non solo oggetti come anelli e orecchini, ma anche altri elementi metallici, bensì anche nelle formulazioni cosmetiche.

All’interno di questo approfondimento avrai modo di scoprire quali sono i principali sintomi che dovrebbero destare la tua attenzione, nonché alcuni suggerimenti utili per risolvere la situazione in maniera ottimale.

Come si sviluppa un’allergia al nickel?

L’allergia al nickel costituisce una reazione estrema da parte del sistema immunitario nei confronti di una sostanza che viene percepita non solo come estranea, bensì anche pericolosa.

La grande diffusione del nickel negli oggetti di uso quotidiano, soprattutto in quelli che vengono maggiormente a contatto con la pelle, può essere spesso tra le cause che portano alla comparsa e al rafforzamento dell’allergia. Il contatto con il nickel è dunque l’atto responsabile della comparsa dei sintomi, i quali possono manifestarsi a qualsiasi età, ma tendono sempre a farlo a seguito di un’esposizione ripetuta oppure prolungata nel tempo.

Gli oggetti che contengono nickel sono davvero numerosi, basti pensare ad esempio a orecchini e orologi, ma anche alle chiavi e alle superfici con le quali potresti venire spesso a contatto durante la routine di tutti i giorni. Oltre a essere presente all’interno di elementi metallici, il nickel si trova all’interno di molte formulazioni per l’opzione di detergenti e dei prodotti per il make-up.

Per questo motivo sono sempre più numerose le aziende che hanno iniziato a specificare l’assenza di nickel come un elemento importante da comunicare al consumatore prima dell’acquisto. Nonostante esistano delle metodologie per ridurre il disagio provocato dai sintomi, è fondamentale notare che quando l’allergia compare molto probabilmente non potrà poi essere eliminata del tutto.

Quali sono i principali segni della comparsa dell’allergia al nickel?

La dermatite da contatto si manifesta con eruzioni cutanee di varia entità, che molto spesso provocano fastidiose sensazioni di prurito. Gli altri sintomi non collegati alla dermatite possono manifestarsi a livello gastrointestinale, con dolori all’addome e afte in bocca, così come urinari, con bruciore e cistiti e infine ginecologici con perdite. Inoltre, l’allergia può produrre una sensazione di stanchezza generale non ben identificata.

Pur non esistendo una linea generale valida per tutti i soggetti, tali sintomi tendono a comparire al massimo entro i due giorni successivi all’esposizione. Qualora non vengano correttamente identificati, nei casi peggiori possono prolungarsi anche molto a lungo, soprattutto se la causa non viene individuata e l’esposizione si ripete. Gli sfoghi cutanei possono essere circoscritti alle zone che sono venute maggiormente a contatto con il metallo, quindi ad esempio nel caso dei detergenti la pelle del viso. Tuttavia, sempre più spesso accade che la dermatite tenda ad estendersi anche ad altre zone del corpo. In concomitanza con la sensazione di prurito, la cute può assumere un colore rossastro e seccarsi.

Nelle situazioni caratterizzate da maggiore severità, quelle che appaiono come bruciature potrebbero infiammarsi e espellere un liquido, in presenza di un quadro ormonale complesso.

Cosa fare quando compaiono i sintomi da allergia al nickel?

Quando lo sfogo cutaneo fa la sua prima comparsa è fondamentale contattare uno specialista, che si adopera immediatamente per effettuare una corretta diagnosi e soprattutto per individuare la terapia ottimale per risolvere la problematica.

Non è assolutamente consigliabile agire con strategie fai da te oppure limitarsi a ridurre l’utilizzo di oggetti in nickel, per quanto quest’ultimo passaggio sia comunque consigliato, perché ogni paziente presenta delle peculiarità che devono essere analizzate da un professionista.

Oltre ad effettuare il test del patch con il nickel e procedere poi alla valutazione minuziosa dei dati, il dermatologo si occupa di studiare una terapia che può includere diversi elementi. Dalle tradizionali creme a base di cortisone fino agli antistaminici e in alcuni casi alla fototerapia: a seconda della specifica situazione il giusto mix può essere composto da soluzioni applicabili a livello topico, così come da medicinali da assumere invece per via orale.

Per individuare in maniera inequivocabile un’eventuale allergia al nickel, pur ai primi stadi, è molto importante agire dunque in modo tempestivo.

Se sospetti di aver sviluppato un’allergia al nickel, non esitare a contattarmi, così che possa aiutarti in modo concreto a risolvere il problema in modo rapido ed efficace.

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depilazione definitiva uomo

Depilazione definitiva uomo: le informazioni utili

L’epilazione è quel trattamento estetico che è sempre e comunemente associato al mondo femminile.

In realtà non tutti sanno che anche gli uomini hanno la necessità e il desiderio di liberarsi dei peli superflui per le ragioni più disparate.

Nello specifico, l’epilazione definitiva viene scelta molto spesso dagli sportivi, specie per chi pratica ciclismo o calcio e ha bisogno di una pelle priva di peli per applicare creme o per ricevere massaggi.

Altre motivazioni che spingono gli uomini a optare per questo trattamento possono essere di tipo funzionale, ovvero per limitare la sudorazione, specialmente nei mesi più caldi, oppure semplicemente estetici, garantendosi una minore sensazione di disagio.

Qualsiasi trattamento eseguito dallo specialista è personalizzato, quindi si terrà conto del fototipo e di tutto ciò che caratterizza i peli di ogni persona.

Ma vediamo, qui di seguito, tutto quello che c’è da sapere sull’epilazione definitiva per uomo, fornendo informazioni utili per chi intende eseguire questa tipologia di trattamento estetico.

Come funziona il trattamento di Depilazione definitiva uomo

Come abbiamo accennato, l’epilazione laser è assolutamente sicura in quanto il pelo non viene strappato ma sarà la sua radice a distruggersi attraverso l’azione del raggio.

La lunghezza d’onda di quest’ultimo, inoltre, non intacca nessuna delle strutture della pelle, ma è rivolta solo al bulbo pilifero.

Per capire nel dettaglio il suo funzionamento bisognerà partire dalla melanina, ovvero quel pigmento che determina il colore del pelo.

Questa assorbe la luce emanata dal laser, riscaldandosi a una temperatura che supera i 60 °C, distruggendo il follicolo pilifero: come risultato di quest’azione, esso non arriverà più a produrre peli.

Il trattamento, per essere eseguito in maniera efficace, necessita di una preparazione della pelle che dovrà essere accuratamente pulita e idratata.

Depilazione definitiva uomo con il laser: vantaggi e indicazioni

Per ottenere dei risultati efficienti sarà necessario sottoporsi a più sedute; normalmente il numero esatto è stabilito dallo specialista in base all’età e dal tipo di pelle e di peli.

In generale, sono consigliate almeno 10 sedute, la cui durata può variare da un minimo di 15 minuti a un massimo di 60; tutto dipenderà dalla zona interessata.

Altro vantaggio dell’epilazione definitiva è quello di non causare particolari effetti collaterali. Quest’ultimi, infatti, sono piuttosto rari e comunque temporanei.

Il rossore generato subito dopo il trattamento dura pochi giorni; questo è possibile grazie all’efficiente evoluzione di dispositivi sempre più all’avanguardia e che hanno permesso di garantire sedute sicure e qualificate.

Per un uomo, dunque, l’epilazione definitiva con laser può risultare molto meno dolorosa rispetto a una ceretta e sicuramente più efficace di creme depilatorie o epilatori elettrici.

La ricrescita dei peli, dopo ogni seduta, tenderà a essere sempre più lenta fino a quasi scomparire del tutto.

Molto importante è seguire con attenzione le indicazioni fornite dagli addetti nei centri specializzati e ricordarsi di non esporre la zona trattata al sole per le quattro settimane successive al trattamento.

Per maggiori informazioni contattate la Dottoressa Dermatologa Pozzi presso il suo studio a Bergamo.

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verruche plantari

Verruche plantari: quando rivolgersi al dermatologo?

Quando parliamo di verruche ci riferiamo a delle micro-escrescenze della cute, contraddistinte da una sorta di ingrossamento dello strato corneo e da una colorazione giallo-grigiastra.

Queste protuberanze sono determinate da un’infezione virale causata da dei specifici ceppi dell’HPV, ovvero dal virus del Papilloma umano.

Abbiamo modo di osservare la manifestazione delle verruche principalmente alla base dei piedi e sul contorno ungueale; si distinguono tre tipologie: plantari semplici, periungueali e a mosaico.

Cerchiamo di capire insieme le differenze tra queste tipologie, cosa sono le verruche plantari, quali sono le cause, i sintomi e come è possibile trattarle.

Che cosa sono le verruche plantari?

Abbiamo già accennato al fatto che esistono differenti tipologie di verruche, che si contraddistinguono soprattutto per l’aspetto e la zona in cui si manifestano.

Le verruche plantari si suddividono in:

  • verruche plantari semplici: sono di certo quelle più comuni, si presentano di colore giallo e dall’aspetto ruvido e sono squamose e spesse al tatto; principalmente si manifestano sulla pianta del piede e sul tallone, leggermente meno tra le dita del piede. Questo tipo di verruca tende a crescere verso l’interno provocando dolore durante la camminata, ai soggetti che ne sono affetti;
  • verruche plantari a mosaico sono meno diffuse della tipologia precedente e si sviluppano come dei piccoli elementi che per il loro aspetto ricordano le tessere di un mosaico, da cui appunto ereditano il nome;
  • verruche plantari periungueali crescono vicino all’unghia e non sono rari i casi in cui si sviluppano tra questa e il letto ungueale, generando ulteriori verruche sotto l’unghia.

Quali sono le cause e i sintomi delle verruche plantari?

A determinare lo sviluppo delle verruche plantari sono specifici ceppi dell’HPV e si manifestano con sintomi di escrescenze che interessano i piedi.

I fattor di rischio che fanno sì che i ceppi dell’HPV attecchiscano più facilmente sono:

  • la potenziale presenza di lesioni e tagli cutanei che agevolano la penetrazione del virus, cosa che difficilmente riuscirebbe ad accadere attraverso una pelle sana e non lesionata;
  • le basse difese immunitarie, che potrebbero incrementare lo sviluppo dell’infezione;
  • condividere con altre persone ciabatte od oggetti riservati alla cura delle unghie;
  • usare scarpe o calze poco traspiranti, che favorirebbero il maceramento della pelle creando un terreno fertile per l’infezione;
  • camminare senza scarpe, ad esempio, nello spogliatoio della palestra, in prossimità del piatto doccia condiviso o a bordo piscina.

I sintomi delle verruche plantari sono appunto delle escrescenze che si formano alla base dei piedi e si manifestano con la pelle che diventa più spessa e ruvida da toccare.

Mentre il colore della verruca tende al giallo, al suo interno si sviluppano dei punti neri, che altro non sono che dei vasi di sangue coagulati.

Un altro sintomo tipico delle verruche plantari è dato dal rendere ardua la camminata a causa del dolore che provocano alla persona.

Quali sono i trattamenti consigliati?

Una volta che le verruche plantari si sono presentate è difficile eliminarle, anche perché spesso sono recidive: la soluzione migliore sarebbe di evitarne la diffusione sia nei piedi sia in altre aree del corpo.

Queste escrescenze si possono evitare prendendo alcuni accorgimenti, primi tra tutti:

  • curando l’igiene della pelle, che deve essere priva di ferite e bene idratata;
  • evitando di camminare scalzi in prossimità di luoghi frequentati da altre persone, indossare solamente scarpe e calze traspiranti;
  • non condividendo oggetti personali come asciugamani, ciabatte, accappatoi e oggetti per la cura delle unghie.

Sarà il dermatologo e chiarire se si tratta di verruche plantari e a fare una corretta diagnosi anche solamente guardando la zona interessata; in casi più rari potrebbe prelevare una parte per richiederne un esame specifico ed escludere la presenza di altre malattie.

Come accennato, una volta manifestate le verruche plantari sono difficili da eliminare e il trattamento dipenderà dal tipo, dalla profondità, dalla posizione e dall’estensione della zona colpita.

I potenziali trattamenti, che come già accennato saranno valutati dal medico specialista dopo avere eseguito una corretta e attenta diagnosi.

Trattamento con irritanti topici

Vengono prescritti da medici specializzati prodotti a base di acidi di vario tipo che dovranno essere applicati per diverse settimane a seconda del tipo di verruca:

  • Acido salicilico: distrugge e rimuove gli strati di cellule della verruca un po’ alla volta;
  • Acido tricloroacetico: dopo aver eseguito la raschiatura verrà applicato l’acido;
  • 5-fluorouracile: rende difficile la replicazione e la proliferazione cellulare;
  • Tretinoina(o acido retinoico): favorisce la distruzione delle cellule che formano la verruca e la successiva desquamazione;
  • Cantaridina: si utilizza da sola o in combinazione con acido salicilico e podofillina da applicare direttamente sulla verruca.

Metodi distruttivi

I metodi distruttivi sono considerati più aggressivi e hanno un’elevata possibilità di recidive e di esiti cicatriziali permanenti.

Sono considerati metodi distruttivi:

  • Crioterapia con azoto liquido: viene sfruttata l’attività congelante dell’azoto liquido, spruzzato o applicato direttamente sulla verruca. È una metodologia dolorosa che potrebbe lasciare una cicatrice;
  • Raschiamento;
  • Escissione;
  • Diatermocoagulazione: tramite corrente elettrica a impulsi e ad alta frequenza vengono tagliati e cicatrizzati gli strati superficiali della cute;
  • Laser terapia: questo metodo brucia i vasi sanguini facendo morire la verruca. Tuttavia, può causare dolore e lasciare cicatrici permanenti;
  • Curettage: attraverso l’utilizzo di una curette, ovvero di una sorta di cucchiaio, associata ad anestesia locale, verrà estirpata la verruca plantare.

Contattaci per una visita dermatologica, la dottoressa Pozzi saprà indicarti la terapia più adatta alle tue esigenze.

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cheloidi

Cheloidi e cicatrici: dalla prevenzione alla cura

Cheloidi: cosa sono

I cheloidi sono tumori fibrosi benigni (non cancerosi) della pelle. Donne e uomini hanno identiche probabilità di vederli comparire. Di solito, i cheloidi si sviluppano sulla pelle lesa (acne, ustioni, varicella, tagli, punture di insetti, piercing, cicatrici chirurgiche, tatuaggi, vaccini, etc), anche se a volte compaiono spontaneamente. La formazione di un cheloide non è determinata dalla gravità della lesione: anche una leggera abrasione cutanea può causare un cheloide.

Come si formano i cheloidi

I cheloidi si formano a seguito della guarigione anomala di una ferita. Normalmente, esiste un equilibrio tra la produzione e la scomposizione del collagene, una proteina costituente delle fibre della pelle.

Un cheloide si sviluppa su una cicatrice quando alcune cellule della pelle chiamate fibroblasti producono quantità eccessive di collagene. Le fibre di collagene risultano più spesse e svolgono un ruolo nel caratteristico aspetto spesso e rialzato delle cicatrici.

L’esatto processo mediante il quale si verificano i cheloidi è, a oggi, sconosciuto. Le possibili cause includono alcuni fattori genetici, la tensione cutanea e la presenza di un numero molto elevato di fibroblasti nella pelle.

Sintomi e complicazioni dei cheloidi

I cheloidi sono generalmente sodi, in rilievo, lucenti e lisci. Il loro colore tende al rosa o al rosso. I cheloidi si estendono sempre oltre i confini della lesione originale, anche di diversi centimetri. I

l colore, la forma e le dimensioni delle cicatrici possono cambiare nel tempo. Di solito non sono dolorosi, ma spesso prudono.

È più probabile che i cheloidi appaiano su braccia, schiena, orecchie, parte inferiore delle gambe, centro del torace e collo.

Possono formarsi mentre la lesione sta guarendo o impiegare diversi mesi e persino anni per svilupparsi: talvolta, la loro crescita continua per un tempo indefinito.

Le cicatrici cheloidi di solito causano poche complicazioni. A seconda del loro aspetto e della loro posizione, possono generare un certo disagio psicologico, poiché è probabile che diventino molto prominenti.

I cheloidi possono interferire con determinati movimenti, specialmente se risiedono su un’articolazione. È possibile che diventino cancerosi, ma è un’eventualità molto rara.

Si distinguono dalle cicatrici ipertrofiche (di spessore anormalmente grande), in quanto si estendono oltre il bordo del sito leso e possono comparire anche in assenza di una lesione.

Le cicatrici ipertrofiche sono più comuni dei cheloidi: il dermatologo può aiutare a distinguere tra i due.

Come si cura una cicatrice cheloide?

La diagnosi dei cheloidi può essere fatta da un dermatologo, in base prima alla posizione e all’aspetto della cicatrice, quindi alla sua crescita nel tempo.

Il sanitario esegue un esame fisico e compila l’anamnesi, ovvero la storia medica e personale del paziente, per escludere altre condizioni. Una biopsia cutanea è utile a confermare la diagnosi e ad escludere la possibilità di un tumore maligno.

Attualmente non esiste un metodo efficace per il trattamento dei cheloidi. In passato era raccomandata la rimozione chirurgica delle cicatrici. Tuttavia, tra il 45% e il 100% delle persone vedrà ricomparire il cheloide, se l’intervento chirurgico non è combinato con un’altra forma di trattamento (radioterapia, bendaggi, etc). Il nuovo cheloide, inoltre, potrebbe essere più grande e prominente dell’originale.

Uno dei pilastri del trattamento consiste nell’iniezione di steroidi, direttamente nella cicatrice. Gli steroidi, infatti, promuovono la disgregazione del collagene. Le cicatrici diventano, quindi, meno prominenti mentre il dolore e la sensibilità che provocano diminuiscono.

Laserterapia

I trattamenti laser sono oggi utilizzati per diversi tipi di problemi della pelle, inclusi i cheloidi e spesso vengono combinati con iniezioni di steroidi, per ottenere i migliori risultati estetici.

Il principio del laser consiste nel proiettare un raggio di luce sulla cicatrice tramite impulsi. Il trattamento con il laser non è invasivo, infatti, utilizza la dermoabrasione per distruggere il tessuto in eccesso. Al contatto con la pelle, il laser si trasforma in energia e distrugge il cheloide. Potrebbero essere necessarie diverse sessioni, a seconda dell’estensione del cheloide.

Come prevenire la formazione di cheloidi?

In generale, per prevenire la formazione di cheloidi, l’idratazione quotidiana è essenziale.

Finché persiste un rossore, inoltre, è sconsigliabile esporsi al sole per evitare il rischio di iper-pigmentazione.

Alcune misure possono, soprattutto nei soggetti a rischio di ereditarietà, aiutare a ridurre le probabilità di comparsa e sviluppo di cheloidi:

evitare piercing nelle zone a rischio (orecchie, collo, sterno)
applicare la protezione solare ogni due ore e proteggere la pelle dall’esposizione ai raggi UV;
usare bendaggi compressivi regolarmente, per coadiuvare il processo di guarigione.

 

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condilomi

Eliminazione condilomi con laserterapia

Caratteristiche condilomi

I condilomi consistono in delle escrescenze benigne dalle piccole dimensioni, le quali solitamente compaiono nelle zone degli organi genitali esterni, precisamente nella bocca, intorno all’ano o nella gola.

Tali condizioni sono causate da diverse tipologie di virus del papilloma umano e possono essere trasmessi mediante rapporti sessuali.

Possono essere estremamente contagiosi e si contagiano mediante rapporti penetrativi con le zone precedentemente indicate, o anche al contatto con la pelle o mucose dell’area ano-genitale.

Se hai contratto da poco questo disturbo non dovrebbe causarti molti problemi, soprattutto se ricerchi subito delle cure, mentre a lungo andare è possibile che i condilomi aumentino di quantità e inizino a estendersi anche nelle zone circostanti a quella di origine.

Per questo motivo ti consiglio di eliminarli quanto prima possibile. Normalmente queste condizioni non sono severamente pericolose per la tua salute ma è possibile che ritornino nel corso del tempo.

Inoltre, alcuni casi meno comuni sono dati da differenti tipologie di HPV, le quali sono capaci di causare dei tumori maligni.
Per la prevenzione solitamente vengono utilizzate le protezioni o la vaccinazione anti-HPV.

Diagnosi condilomi

La diagnosi o accertamento dei condilomi può avvenire mediante la loro stessa osservazione diretta, la quale si effettua nel corso della tua visita specialistica medica.

A meno che le aree che presentano queste escrescenze non siano difficilmente osservabili in quanto presenti nella tua faringe o laringe, è possibile effettuare la visita senza delle indagini strumentali di laboratorio.

Nei casi in cui i condilomi non sono facilmente visibili si utilizzano la laringoscopia o la colposcopia. Se le tue lesioni non presentano alcuna forma caratteristica tipica di queste escrescenze e portino a pensare a un possibile tumore, lo specialista può anche decidere di mettere in atto un raschiamento o biopsia: queste sono tecniche apposite per accertare che vi sia un virus, individuandone la tipologia.

Il trattamento dei condilomi

Se ricerchi un trattamento efficace per la rimozione dei condilomi, allora la laserterapia è la miglior tecnica presente. Prima ancora di procedere però bisogna individuare con precisione dove sono poste queste escrescenze.

Durante la procedura è possibile anestetizzare la zona al fine di evitare che tu provi fastidio. Una volta individuati tutti i condilomi con successo è possibile passare alla fase iniziale, dove la sonda laser viene passata su tutte le zone colpite. Questo strumento produrrà calore e luce e la seduta standard può durare 30 minuti.

Post-trattamento

In seguito alla laserterapia potrai sentire maggior sollievo grazie alla quantità di condilomi rimossa. Ti sarà possibile ritornare alle tue routine giornaliere dopo pochi giorni.

Nel post-trattamento è previsto un periodo a pari 6 settimane dove le zone curate dovranno guarire e si dovranno svolgere svariate medicazioni.

Fino a quando sarai guarito del tutto lo specialista farà dei controlli ogni due settimane per monitorare la tua situazione, mentre il controllo viene effettuato ogni 6 mesi e successivamente una volta ogni anno.

Tutti questi controlli sono dati dal fatto che i condilomi sono recidivi e hanno alte probabilità di ripresentarsi, e in tal caso è possibile intervenire in maniera tempestiva per rimuoverli ancora ed evitare che si espandano nelle zone circostanti.

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perdita capelli

Soffri di perdita di capelli durante l’autunno o il cambio stagione? Ti consigliamo l’Hair filler

Perché i capelli cadono durante il cambio stagione?

Nel corso delle stagioni primaverili e autunnali è possibile che i tuoi capelli subiscano delle perdite più ingenti, le quali avvengono per determinati motivi.

Molti sono di carattere ambientale, come le condizioni climatiche, i cambi delle temperature e le ore di luce solare.

In particolare, nel corso dell’estate è possibile che i tuoi capelli siano stati sottoposti a un elevato quantitativo di stress, come cloro, sole, rientro al lavoro, vento e aggressioni da salsedine.

Una perdita elevata di capelli rispetto alle altre stagioni è adeguata per ripristinare il ciclo di vita dei capelli, per questo puoi perderli dall’autunno fino all’inverno. Tale caduta prolungata è normale e qualora ti accada puoi limitare le perdite mediante alcuni trattamenti.

Cause della caduta dei capelli durante le stagioni

Sono presenti molteplici fattori di rischio che sono responsabili della caduta dei tuoi capelli durante l’autunno. Uno tra gli elementi può essere la variazione di luce, la quale si presenta tra l’inizio dell’autunno e la fine dell’estate: il tuo organismo può infatti produrre melanina e melatonina, ormoni che sono implicati rispettivamente nella regolazione luce e buio e la regolazione sonno e veglia.

Inoltre, anche lo stress di fine ferie e il tuo ritorno al lavoro può essere causa di una maggior perdita di capelli.

Anche gli squilibri ormonali o l’eredità genetica possono essere un motivo.
Inoltre, è bene che tu tenga a mente il ciclo di vita di ciascun capello: nello specifico, nel corso dei vari cambi stagione puoi perdere tanti capelli soprattutto nel corso della fase telogen, nota anche come il termine del ciclo di ricrescita.

In quest’ultima il tuo capello è ancora presente nel follicolo pilifero ma non opera più in alcun modo, quindi è già pronto a cadere.

Esiste qualche rimedio per prevenire o rallentare la perdita di capelli ? Suggeriamo l’Hair filler o biostimolazione del cuoio capelluto

Vi sono differenti rimedi fatti appositamente per rallentare o prevenire una perdita ingente e costante dei tuoi capelli.

Tra i vari vi è una tecnica di medicina estetica molto nota, denominata hair filler o biostimolazione del cuoio capelluto.

Rispetto ad altri trattamenti risulta particolarmente efficiente ed è necessario iniettare all’interno della cute del tuo cuoio capelluto delle sostanze aventi le medesime funzioni delle proteine naturali, note anche come acido ialuronico cross linkato.
Queste vengono iniettate come vettori di peptidi brevettati e biomimetici, studiati con estrema cura affinché il trattamento giunga al termine correttamente e senza problemi.  Le sostanze in questione cercano di garantire la rigenerazione delle cellule.

I peptidi biomimetici consistono in elementi studiati e riprodotti accuratamente in laboratorio, i quali riprendono tutte le funzioni delle proteine e cercano di stimolare la rigenerazione dei bulbi piliferi.

Nello specifico, costituiscono delle sequenze di amminoacidi brevi e aventi una struttura simile alle proteine naturali (la loro parte attiva).

Se queste vengono iniettate nella cute del tuo cuoio capelluto, riescono perfettamente a subentrare nella cellula e modificarne il suo comportamento.
Tale trattamento presenta i seguenti vantaggi:

  • ridensificazione della zona trattata;
  • rigenerazione dei follicoli piliferi danneggiati;
  • influenza positiva sulla ricrescita;
  • arresto della caduta dei capelli;
  • ispessimento dei capelli;
  • stimolazione di nuovi vasi sanguigni per garantire la microcircolazione del sangue;
  • inibizione della morte programmata delle cellule, ossia apoptosi.

Per avere maggiori informazioni a riguarda Contatta la Dottoressa!

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