Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

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Caduta dei capelli, che cos’è la tricologia.

La tricologia è la scienza che studia la caduta dei capelli, e il tricologo è un esperto che può esaminarli e favorirne la crescita oltre che migliorarne le condizioni.

Abbiamo visto molte pubblicità che mostrano modelle con immense chiome di capelli che sembrano quasi impossibili averle, ma tuttavia un tricologo dall’alto della sua esperienza nel settore potrebbe essere in grado di contrastare la caduta dei capelli e farli raggiungere il loro pieno potenziale in modo che sarai anche tu orgogliosa di mostrarli.

Chi è lo specialista per la caduta dei capelli?

La tricologia è una branca della medicina che rientra nel settore dermatologico ed è una scienza specifica per capelli e cuoio capelluto. Un tricologo esamina i problemi di caduta dei capelli in modo olistico valutando i clienti sulla base della loro anamnesi, in relazione allo stile di vita che conducono, ai fattori genetici e alle condizioni ambientali in cui vivono.

Sulla base di queste informazioni un tricologo è in grado di suggerire trattamenti personalizzati, fornire consigli nutrizionali e raccomandare cambiamenti nello stile di vita per migliorare la salute e l’aspetto dei capelli e del cuoio capelluto. Varie malattie e condizioni di salute possono essere la causa della caduta dei capelli come ad esempio infezioni fungine o tigna, e quest’ultima in genere si manifesta con un’eruzione cutanea pruriginosa e con conseguente perdita di capelli.

Per diagnosticare correttamente un’infezione fungina, un dermatologo dovrà esaminare microscopicamente i raschiati della pelle. Se viene diagnosticata la suddetta tigna, sarà prescritto un farmaco antifungino orale o topico.

A margine va sottolineato che per far crescere correttamente i capelli, è necessaria una ghiandola tiroidea sana per produrre la giusta quantità di ormoni. Da ciò si evince che l’ipertiroidismo (una tiroide iperattiva) o l’ipotiroidismo (una tiroide non attiva) possono causare problemi ai capelli.

La presenza di una disfunzione tiroidea è dunque una patologia che il tricologo prende in considerazione quando si tratta di stilare un piano di trattamento per contrastare la caduta dei capelli.

Quali esami fare per la caduta dei capelli?

Un tricologo competente lavora a stretto contatto con il paziente, per scoprire se vi siano problemi medici associati alla caduta dei capelli. Inoltre questo specialista dermatologo è in grado di entrare veramente in empatia con te.

Lui o lei dovrebbe anche trascorrere del tempo con il tricologo, che ti consiglierà su come affrontare al meglio il regime di trattamento a cui intende sottoporti. Dopo questa ulteriore premessa vediamo a quali esami ti sottoporrà il professionista per contrastare la caduta dei capelli.

Il tricologo esaminerà il tuo cuoio capelluto per scoprire qualsiasi condizione sia presente che possa impedire ai capelli di crescere sani e lunghi. Un cuoio capelluto non sano, può infatti impedire ai capelli di crescere bene insieme anche ad altri fattori.

Il tricologo cerca di identificare i problemi verificando ad esempio se c’è forfora, un eccesso di sebo oppure condizioni batteriche che possono portare a gravi danni o alla mancanza di crescita dei tuoi capelli.

Danni quotidiani attraverso il lavaggio, l’asciugatura e lo styling in particolare con apparecchi termici come piastre, bigodini e asciugacapelli, possono rendere i capelli fragili, sottili e danneggiati.

Anche l’uso del tipo sbagliato di pettine può causare danni irreparabili ai follicoli piliferi. Non curare correttamente il cuoio capelluto può portare a problemi come la psoriasi o la follicolite, e quest’ultima può causare infiammazione della pelle con conseguenti grandi quantità di perdita di capelli oltre il normale limite giornaliero.

Come interviene un tricologo per la caduta dei capelli?

Il tricologo valuterà i tuoi bisogni misurando l’idratazione del tuo corpo, il pH e i livelli di sebo e stilerà un piano per trattare il cuoio capelluto compresi i rimedi per la ricrescita.

I farmaci topici e le terapie a raggi ultravioletti ed infrarossi, possono anche riparare un cuoio capelluto danneggiato il che porta a una crescita dei capelli più sana e rapida. Il tricologo seguirà quindi costantemente il progresso della crescita dei tuoi capelli per assicurarsi che il trattamento funzioni efficacemente nel tempo, ed eventualmente apportare alcune modiche se considerate necessarie.

Se il tuo cuoio capelluto appare sano ma hai problemi a far crescere i capelli, il tuo tricologo potrebbe anche evidenziare altre patologie che dovresti quindi prendere in considerazione.

Fattori come la dieta possono infatti giocare un ruolo importante, per cui le vitamine e minerali sono tra l’altro essenziali per avere una buona crescita ed una conseguente chioma folta.

Anche le condizioni autoimmuni possono essere la causa di caduta dei capelli o di una mancata ricrescita. ll tuo tricologo può eseguire esami del sangue e fare una valutazione fisica completa per stabilire se hai una condizione di base che influisce sulla salute dei capelli e del cuoio capelluto.

Il tuo tricologo potrebbe anche consigliarti delle terapie aggiuntive specifiche per la riduzione dei livelli di stress. L’eccesso infatti può essere dannoso per tutto il corpo compresi i tuoi capelli.

In tal caso esercizi per alleviarlo o altre tecniche mediche possono far aumentare i livelli di cortisolo riducendo conseguentemente lo stress, ed infine incrementare la crescita dei capelli come nelle tue intenzioni e con somma soddisfazione da parte del professionista stesso.

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Biorivitalizzazione per la tua pelle come funziona?

La biorivitalizzazione è un tipo di terapia che prevede l’iniezione di sostanze naturali nella maggior parte dello strato metabolicamente attivo della pelle.

La biorivitalizzazione è costituita da più microiniezioni intracutanee (sotto e all’interno della pelle) – che può essere eseguita eventualmente in anestesia locale o topica

Questa è una delle procedure più popolari che oggi si possono praticare negli studi medici dei paesi più industrializzati. Premesso ciò, se ti poni la domanda per quali problemi di pelle è ideale la biorivitalizzazione? La risposta non è difficile da fornirti, anche se per capire come funziona ci sono alcune nozioni che vale la pena approfondire.

La biorivitalizzazione per una pelle più sana e bella

La rivitalizzazione biologica fornisce una sostanza idratante naturale presente nella cute e che è chiamata acido ialuronico.

La procedura aiuta a ripristinare l’equilibrio idrico, tende a far aumentare l’elasticità e la compattezza della pelle, e a migliorarne il colore e l’aspetto.

Questa opzione consente tra l’altro di ridurre le rughe, di fornire più tono alla pelle e di levigarla. La biorivitalizzazione è costituita da più microiniezioni intracutanee (sotto e all’interno della pelle) in anestesia locale o topica.

Secondo degli studi clinici bisogna fare 3 iniezioni a 2-4 settimane di distanza, e il risultato è visibile già dopo la terza seduta dal dermatologo.

Alla fine il colore della pelle appare più uniforme e le piccole rughe scompaiono, specialmente in zone difficili come sul contorno occhi, la zona labiale e intorno alla bocca.

Come agisce la biorivitalizzazione sulla pelle

La nostra pelle ha una bellissima capacità di guarire se stessa, purché vengano create le condizioni ottimali. Mentre invecchiamo o la danneggiamo (sole, infiammazioni ecc.) perde la sostanza idratante naturale chiamata acido ialuronico.

Oltre a utilizzarlo in sieri e maschere sulla superficie della pelle, il medico dermatologo può iniettare un ingrediente simile all’interno, spesso in combinazione con altri farmaci di vari gradi terapeutici.

A differenza della maggior parte dei metodi dannosi come il laser o la bruciatura da acido, la biorivitalizzazione fornisce le migliori condizioni affinché la pelle si ripari producendo di nuovo acido ialuronico, peptidi e vitamine nella maggior parte degli strati metabolicamente attivi.

La tecnica della biorivitalizzazione sta producendo risultati molto più rapidi ed efficaci, ed è per questo motivo che molte persone la scelgono per rivitalizzare la loro pelle.

Inoltre, svolge un ruolo antinvecchiamento a lungo termine consegnando sostanze nutritive nello strato più attivo e per la riparazione di parti sensibilmente danneggiate.

Tale stimolazione naturale non dannosa della struttura del collagene e dell’elastina della pelle, ti consente quindi di raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo.

Quali sono le tecniche di biorivitalizzazione

La procedura di biorivitalizzazione è possibile effettuarla in qualsiasi periodo dell’anno; infatti, è ideale per i danni del sole ultravioletto quindi praticabile prima dell’estate per preparare la pelle alla futura esposizione ai raggi solari, e dopo per recuperare le parti danneggiate e per lavare i pigmenti sottoposti a stress.

Un dermatologo di alto livello professionale è sicuramente l’opzione migliore per essere sicuri che il trattamento vada a buon fine e sortisca l’effetto desiderato.

Le varie tecniche di iniezione contribuiscono a seconda dei casi a garantire stabilità e omogeneità alla pelle, consentendogli nel contempo di avere maggiore morbidezza ed elasticità, e tra le tante ne citiamo cinque tra quelle più comuni.

  • La prima tecnica di biorivitalizzazione è quella di tipo lineare che viene eseguita utilizzando un ago da 27 G (0,4 × 1,3 mm) che va posizionato in un punto (parallelo alla pelle) a 2-3 mm di profondità nel derma. La smussatura dell’ago è rivolta verso l’alto, e arriva fino alla pelle lungo una piega.
  • La seconda tecnica di biorivitalizzazione è la cosiddetta a ventaglio, che è molto simile alla prima ma con la differenza che dopo l’iniezione l’ago non viene completamente estratto bensì girato all’interno della pelle ad angolo acuto, prima di fare altri 2-3 movimenti con un inserimento retrogrado del prodotto nel derma. Questa mossa assomiglia vagamente a quella di un ventaglio, quindi ecco il perché del nome che gli è stato attribuito.
  • La terza tecnica di biorivitalizzazione è quella che in gergo viene definita a tratteggio incrociato. Una serie di iniezioni lineari parallele (distanti tra 5 e 10 mm) è seguita da una seconda perpendicolare alle linee che si presentano. Questa tecnica crea un riempimento omogeneo nelle aree maggiormente depresse della pelle.
  • La quarta tecnica di biorivitalizzazione e del tipo multi – puntura e consiste nella somministrazione di più iniezioni accanto alla ruga. L’ago viene in tal caso inserito a 2-3 mm in profondità e ad angolo acuto. La tecnica multi – puntura viene particolarmente utilizzata nel trattamento superficiale delle rughe.
  • La quinta tecnica di biorivitalizzazione è in pratica una versione modificata della multi-puntura, e viene tipicamente utilizzata per la correzione di labbra, mento e zigomi. Il volume del riempitivo somministrato di solito è di 0,1-0,2 mm per la correzione delle labbra, e che viene iniettato nel sottomucoso.

Se dunque la pelle del tuo viso indipendentemente dalla zona necessita di una biorivitalizzazione, da come si evince in base a quanto sin qui descritto hai svariate opzioni su cui puntare.

Per questo motivo non ti resta che fissare un appuntamento presso lo studio del tuo dermatologo di fiducia, e pianificare un colloquio costruttivo sul tema con il relativo piano d’intervento.

 

 

 

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Come trattare il grasso localizzato con iniezioni?

La presenza di depositi di grasso sottocutaneo non è solo un problema estetico ma anche di salute. Recenti ricerche (Divisione di Medicina Geriatrica, Università degli Studi, Verona) hanno dimostrato che il tessuto adiposo è “un complesso organo endocrino in grado di secernere numerose molecole, chiamate nel loro insieme adipochine, con molteplici azioni a livello locale e sistemico”.

Queste molecole sarebbero responsabili della creazione di numerosi stati infiammatori con conseguenze dannose per la nostra salute. Del resto, anche agli sguardi più inesperti, non sfugge l’aspetto disorganizzato della cute in caso di presenza di grasso localizzato.

Tra gli effetti collaterali vi è anche la formazione di cellulite e pelle a buccia d’arancia.

Come funzione una cellula di grasso

Una cellula adiposa, ha un compito preciso all’interno del sistema connettivo ed è programmata per sintetizzare e accumulare lipidi.
Se, da un lato, questa funzione è stata progettata per creare scorte utili in caso di scarsità di cibo, e protezione dal freddo, condizioni superate migliaia di anni fa’, dall’altro quando viene esercitata senza controllo e il bilancio tra accumulo e consumo è sempre in positivo, si ottiene il risultato di creare grandi quantità di grasso in eccesso.

Come trattare il grasso localizzato

Alla base di risultati reali nella lotta al grasso localizzato, c’è sempre uno stile di vita corretto e un’alimentazione equilibrata. Quando si parla di stile di vita corretto, ci si riferisce al praticare attività fisica, anche le camminate vanno bene purché fatte con frequenza e ad un ritmo leggermente sostenuto, all’evitare il consumo di sostanze dannose per l’organismo, al bere tanta acqua e ad avere un ritmo regolare di sonno e veglia.

Fatta questa doverosa premessa, ognuno ha la propria storia fatta di vittorie e sconfitte nella lotta continua al grasso localizzato.

Abbiamo parlato del grasso e della sua formazione. Quello che ci interessa maggiormente è però la sua distruzione.

Negli anni, la chirurgia plastica e la medicina estetica hanno fatto passi da gigante introducendo numerose tecniche di asportazione o distruzione del grasso localizzato. Resta di fondo una sostanziale differenza tra i due approcci.

L’approccio chirurgico comporta sempre interventi invasivisi, effettuati in sale operatorie o ambulatori medici attrezzati, con la presenza di medici chirurghi ed anestesisti. I recuperi dopo gli interventi di liposuzione sotto piuttosto lunghi ed è necessario indossare guaine contenitive e trattare la cute con prodotti specifici.

La medicina estetica offre soluzioni meno invasive con tempi di recupero ridotti se non addirittura nulli. La medicina estetica è quasi sempre una buona soluzione fatta eccezione per i casi gravi o singolari, per i quali alcuni trattamenti potrebbero risultare inefficaci.

Tra i più popolari e richiesti interventi di medicina estetica per combattere il grasso localizzato, ci sono le iniezioni lipolitiche.

Le iniezioni lipolitiche

Iniezioni lipolitiche significa iniezioni sciogli grasso. Si tratta di interventi mirati a colpire le cellule adipose e iniettare sostanze in grado di causare lo scioglimento del grasso contenuto al loro interno.

Rispetto ad altri metodi hanno il vantaggio di intervenire in modo selettivo senza disperdere il trattamento in aree non interessate.
Agiscono velocemente perché il medicinale penetra direttamente nella cellula di grasso e il principio attivo entra immediatamente in funzione.

Ma quali sostanze sono in grado generare lo scioglimento del grasso localizzato?

I prodotti delle iniezioni sciogli grasso

Tra i recenti ritrovati in campo medico per ottenere risultati nell’azione di contrasto al grasso localizzato, ci sono due sostanze che mantengono il primato nei trattamenti di medicina estetica:

  • la fosfatidilcolina;
    l’aqualix.

Fosfatidilcolina

La fosfatidilcolina, è un fosfolipide presente nel corpo umano ed anche in alcuni alimenti come la soia dalla quale, generalmente, viene ricavata per la produzione dei farmaci impiegati nei trattamenti estetici.
Questa sostanza ha la proprietà di rendere solubile il grasso contenuto negli adipociti riducendone gradualmente il volume.

I trattamenti consistono in iniezioni sottocutanee localizzate e generalmente vanno effettuate 4 o 5 sedute di frequenza mensile.

Vantaggi

  • il trattamento è localizzato e non eccessivamente invasivo;
  • non necessità di lunghi periodi di recupero come agli interventi di chirurgia plastica;
  • gli effetti sono immediati.

Svantaggi

  • qualche paziente lamenta un leggero senso di bruciore;
  • la cute, dopo il trattamento, può presentare edemi per un breve periodo;
  • rari casi di intolleranza ai principi attivi.

Aqualyx

Aqualix è una soluzione alternativa alla fosfatidilcolina. Si tratta di una soluzione gelatinosa a base di diversi principi attivi che si inietta con una specifica tecnica di intralipoterapia.

Il trattamento può essere effettuato solo ed esclusivamente da medici autorizzati a praticare questo tipo di tecnica che è leggermente invasiva.

L’azione è concentrata e si concretizza nello scioglimento del grasso contenuto nella cellula adiposa.

I trattamenti consistono in iniezioni sottocutanee localizzate e generalmente vanno effettuate dalle 4 alle 10 sedute di frequenza all’incirca mensile.

Vantaggi

  • il trattamento è localizzato non eccessivamente invasivo;
  • non necessità di lunghi periodi di recupero come gli interventi di chirurgia estetica;
  • gli effetti sono immediati;
  • è efficace in casi più gravi dove non si ottengono risultati con la fosfatidilcolina

Svantaggi

  • qualche paziente lamenta un leggero senso di bruciore;
  • la cute, dopo il trattamento, può presentare edemi per un breve periodo;
  • rari casi di intolleranza ai principi attivi.

Conclusione

Trattare il grasso localizzato con iniezioni lipolitiche è una tecnica che negli anni si è dimostrata efficace non solo nel contrastare il problema ma, i pazienti che l’hanno sperimentata, riferiscono di effetti duraturi nel tempo.

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Che cos’è il needling medico? E come funziona?

Negli ultimi anni uno dei settori di attività che ha conosciuto una crescita notevole è quello dell’estetica. Un numero sempre maggiore di persone, infatti, si rivolge a specialisti per risolvere una serie di inestetismi del viso o del corpo al fine di migliorare il proprio aspetto. Sicuramente avrai sentito parlare di una tecnica innovativa che sta fornendo ottimi risultati: il needling medico. Di seguito cercheremo di fornirti indicazioni su questa nuova metodologia e sul suo funzionamento.

Che cos’è il needling medico

Questa rivoluzionaria tecnica si basa su un principio molto semplice ossia la stimolazione del naturale ricambio delle cellule. Attraverso quest’ultimo si possono infatti correggere diversi inestetismi della cute. La seduta di needling medico è effettuata in ambulatorio e consiste in una serie di microperforazioni della pelle utilizzando un rullo dotato di aghi molto piccoli (in genere della misura di 1,5 millimetri). Il motivo per cui sono eseguite queste perforazioni è molto semplice. Nel momento in cui la pelle viene “bucata” il trauma che ne consegue attiva una serie di riparazione dei microtessuti e di riflesso la produzione di collagene, elastina e acido ialuronico. Nel momento in cui si esegue una seduta di needling medico, la pelle apparirà più luminosa e compatta, le macchie presenti sul volto diminuiranno sensibilmente, saranno ridotte le piccole rughe presenti intorno alle labbra e agli occhi e sarà possibile anche attenuare le cicatrici prodotte dall’acne.

Quali sono i tipi di needling medico che si possono praticare?

Al momento la tecnica del needling prevede tre principali tipologie di trattamento che dipendono dalla grandezza del rullo utilizzato e che comportano un diverso grado di efficacia.

  • Il needling cosmetico è quello più semplice e che puoi praticare anche da sola a casa tramite un rullo cui sono applicati aghi della misura di 0,5 millimetri. L’uso di questo rullo permette di creare delle microperforazioni che aiutano la pelle ad assorbire le creme che utilizzi quotidianamente ogni sera dopo aver rimosso il trucco dal tuo viso. Ti consigliamo di praticare questa tecnica se hai già effettuato una seduta di needling medico in quanto aiuta a migliorare l’efficacia del trattamento.
  • Il needling medico deve invece essere effettuato in ambulatorio attraverso 3 – 4 sedute da eseguire in un arco temporale compreso tra i 45 e i 60 giorni. Le microperforazioni sono sicuramente più profonde con traumi che comportano anche infiammazioni della zona sottocutanea e che comportano una stimolazione ampia delle cellule alla loro riparazione e alla produzione di collagene a livello del derma.
  • Infine abbiamo il needling chirurgico nel quale il rullo utilizza aghi della misura di 3 millimetri e che deve essere eseguito in sala operatoria e prevede anche una leggera sedazione. Solitamente il microtrauma comporta anche un leggero sanguinamento con una stimolazione ancora maggiore dei fattori di riparazione.

Quali sono i benefici del needling medico?

In virtù del microtrauma che consegue alla perforazione della cute effettuata con il rullo, il derma è soggetto ad un naturale ricambio delle cellule e alla produzione di componenti importanti per la pelle come il collagene e l’elastina. Ciò comporta un notevole miglioramento delle rughe che sono presenti nel contorno occhi e intorno alla bocca, delle cicatrice conseguenza dell’acne, delle macchie prodotte dall’esposizione al sole e dei danni dal foto-invecchiamento.

Tutte le donne affette da questi inestetismi possono effettuare una seduta di needling medico, la quale è però maggiormente indicata per pelli mature al fine di ridurre l’invecchiamento naturale della pelle e i segni del tempo.

Come si effettua la seduta di needling medico?

Preliminarmente dovrà essere effettuata una visita presso lo studio dello specialista il quale esaminerà lo stato della pelle del viso e del collo, appurando la presenza degli inestetismi che abbiamo segnalato. A questo punto è importante anche comprendere le aspettative del paziente e proporre, nel caso che il needling medico non sia adatto, dei trattamenti estetici alternativi.

La seduta, eseguita prettamente in ambulatorio, prevede l’applicazione di un anestetico topico sulla parte da trattare almeno un’ora prima che inizi il trattamento. Successivamente sarà applicato il rullo con trattamenti continui sul viso per un periodo di 15-20 minuti, applicando poi al termine una crema lenitiva. Bisogna infine seguire alcuni accorgimenti come evitare di esporsi al sole per un periodo prolungato.
Piccoli effetti collaterali conseguenti il trattamento di needling medico possono essere un lieve arrossamento della cute oggetto di passaggio del rullo e micro-sanguinamenti che scompaiono naturalmente nel giro di un paio di giorni.

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Come fare test malattie veneree

Malattie veneree: come diagnosticare la presenza di patologie sessualmente trasmissibili

Le malattie veneree vengono generalmente definite malattie sessualmente trasmissibili, poiché possono essere trasferite da una persona all’altra al momento del rapporto sessuale, o in generale con lo scambio di fluidi corporei (tra cui il sangue e, in alcuni casi, la saliva).

Sono causate da microrganismi, benché questi possano essere di natura diversa; alcune malattie sono da imputare a batteri, altre a funghi e altre ancora alla presenza di virus. Generalmente, l’impiego di una protezione come il preservativo è sufficiente a ridurre in maniera importante il rischio di contagio, tuttavia è sempre bene sottoporsi a un test per la diagnostica delle più comuni patologie veneree dopo un rapporto occasionale (anche se protetto), per scongiurare l’eventuale rottura del profilattico.

In ogni caso, non devi preoccuparti: se sospetti di essere stato/a infettato/a, prenota una visita da uno specialista per scongiurare ogni tipo di contagio o per combattere in tempo la malattia.

Diagnosticare le malattie veneree di origine batterica

Per le infezioni di natura batterica, come ad esempio la clamidia (causata dal batterio Chlamydia trachomatis) o la gonorrea (il cui responsabile è il batterio Neisseria gonorrhoeae) è necessario sottoporsi a un tampone. Specificamente, nel caso delle donne il tampone può essere vaginale o uretrale, mentre per gli uomini è necessariamente uretrale. Nel caso della gonorrea, può essere effettuato anche un tampone rettale o faringeo.

Successivamente, questi tamponi vengono sottoposti a una crescita colturale, oppure possono essere analizzati in laboratorio mediante dei kit molto rapidi che permettono di fornire una risposta in poche ore. Nel caso della clamidia, una delle più recenti e innovative metodiche di diagnosi consiste nella ricerca di anticorpi anti-clamidia (anche se in questo caso non si può quantificare la concentrazione del batterio).
In entrambi i casi possono essere necessari più tamponi, poiché non è sempre possibile ritrovare i microrganismi a causa della loro bassa concentrazione. Un altro elemento che accomuna le due malattie è la possibilità di effettuare anche un’analisi delle prime urine espulse durante la minzione per la ricerca dei microrganismi.

Si tratta, in ogni caso, di metodi di prelievo poco invadenti, che possono essere effettuati durante una comune visita ginecologica o andrologica, o dal paziente in autonomia (seguendo le istruzioni specifiche).

Diagnosticare le malattie causate da funghi

Il principale fungo che causa una malattia nell’uomo appartiene alla specie Candida albicans, il quale provoca la cosiddetta candidosi.

Per la diagnosi della candida, sia nell’uomo che nella donna, è innanzitutto necessario sottoporsi a una visita ginecologica o andrologica, esponendo tutti i sintomi di cui si soffre. È bene ricordare che molto spesso la candidosi può essere asintomatica (anche se il paziente che presenta il fungo può contagiare il partner ripetutamente). Nel caso in cui la malattia si manifesti, i sintomi sono generalmente prurito, bruciore (anche durante l’atto sessuale), arrossamento, e secrezioni biancastre nelle donne, mentre nell’uomo alcuni di questi sintomi possono essere sostituiti dalla comparsa di piccole piaghe.

Dopo una prima descrizione dei sintomi, lo specialista può prelevare le secrezioni vaginali o lo smegma e osservarli al microscopio, per evidenziare nello specifico la presenza di ife. Successivamente, è possibile eseguire un tampone vaginale o uretrale, da sottoporre a coltura per verificare la crescita e la concentrazione delle cellule fungine.

Diagnosticare le malattie virali

Nell’ambito delle malattie virali che possono essere trasmesse sessualmente, vi sono una serie di sindromi che provocano danni molto importanti. Tra tutti, ad esempio, vi sono il Papilloma virus, l’epatite B e C e il virus dell’HIV.

Per quanto riguarda il Papilloma virus, che è molto più pericoloso nelle donne in quanto può causare un cancro al collo dell’utero, è possibile diagnosticarlo attraverso il Pap-test. In alternativa, è possibile prelevare frazioni di tessuto da sottoporre a biopsia, oppure è possibile ricercare negli stessi il DNA virale.

Se vuoi ricercare la presenza del virus dell’epatite B, è necessario che tu ti sottoponga a un prelievo di sangue venoso, in seguito a un digiuno di almeno 8 ore. La ricerca del virus che causa la malattia che si manifesta solitamente con l’ingrossamento del fegato prevede il rilevamento ed eventualmente la conta di antigeni del virus, anticorpi prodotti dalla risposta immunitaria dell’organismo e il DNA virale caratteristico.

Di certo è di fondamentale importanza che tu ti sottoponga periodicamente, nel caso di rapporti occasionali e/o non protetti, al test per la ricerca del virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Questo virus, correlato all’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita), ha spaventato moltissimi giovani negli anni ’80, ma oggi la sua presenza può essere evidenziata in maniera molto repentina, e i suoi effetti possono essere controllati efficacemente.

Vi sono due tipi di indagine per la ricerca del virus dell’HIV: quella immunologica e quella virale.

L’indagine immunologica consiste nella ricerca degli anticorpi prodotti dall’organismo umano, la cui sintesi è indotta dal virus; generalmente gli anticorpi sono visibili dopo poche settimane dal contagio, ma una risposta assolutamente certa si ha dopo 6 mesi dal presunto contagio.

L’indagine virologica, invece, permette di individuare l’RNA virale nonché la sua concentrazione e dunque, in maniera indiretta, fornisce un’indicazione di massima in merito alla quantità di agente virale presente per ml di sangue.

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Epilazione Laser

Epilazione laser fa male?

Che sia condivisibile o no ormai è un dato di fatto, la tricofobia ha contagiato anche i maschietti che forse più delle donne ricorrono sempre più all’epilazione.

Per moda, tendenza, igiene o semplicemente per un senso estetico un corpo glabro sembra essere preferito, a prescindere dal sesso.

Ma quanto costa in termini di sacrificio, di tempo dedicato e di sofferenza?

Che cos’è il laser a diodi

Poniamo per scontato che i vecchi sistemi siano ormai superati anche se efficienti.

Mettiamo da parte la ceretta, l’epilatore elettrico, le creme depilatorie o la pinzetta per valutare esclusivamente l’epilazione tramite laser a diodi.

Il principio sul quale si basa il laser è la fototermolisi selettiva (sempre più) verso il pelo. Il raggio fotonico che coagula letteralmente il follicolo pilifero agisce su una lunghezza d’onda (808 nm) tipica del colore del pelo, lasciando intatti i tessuti adiacenti, che sono dotati di una diversa pigmentazione.

I moderni apparecchi laser consentono risultati apprezzabili anche su fototipi chiari, laddove fino a qualche anno fa l’epilazione risultava impossibile. Ovviamente i candidati eccellenti in quanto ad efficacia rimangono le carnagioni olivastre/scure (f.t. 3,4 e 5).

La soluzione definitiva

Il trattamento al laser è privo di effetti collaterali, può essere tranquillamente effettuato su tutto il corpo tranne che nel contorno occhi, laddove la cute è molto sottile.

Quasi nessun paziente riferisce un vero e proprio dolore al trattamento, piuttosto alcuni soggetti ipersensibili descrivono la sensazione di ricevere una picchettata simile al colpo di un elastico; ad ogni modo è possibile una sedazione topica preventiva.

In seguito all’epilazione laser può comparire in alcune zone una leggera sensibilizzazione comparabile ad una moderata esposizione al sole (non ustione), ad ogni modo l‘eventuale fastidio che possa comportare il laser a diodi non è certamente equiparabile al dolore della ceretta o dell’epilatore elettrico.

L’apparecchiatura utilizzata dal medico estetico è ovviamente più potente rispetto a quello di pertinenza dell’estetista, il raggio laser ha la stessa lunghezza d’onda ma raggiunge strati più profondi della cute (quello estetico si ferma a 0,5 cm).

Del resto il medico utilizza lo stesso macchinario anche quale terapeutico per alcune malattie della pelle (acne, teleangectasie, couperose); il limite dell’utilizzo del laser e della luce pulsata da parte dell’estetista è regolato dal D.M. 110 del 22.05.2011, ma ulteriori restrizioni possono essere decretate da emendamenti regionali.

All’ultimo pelo

L’epilazione laser si intende definitiva in quanto va a distruggere il bulbo pilifero.

In realtà questo non è del tutto vero, anche se efficace la distruzione della radice tricogena non avviene mai in via definitiva, tuttavia ne ritarda anche parecchio la formazione e i peli che rinascono sono di consistenza e lunghezza molto inferiori dei precedenti.

Durante la gravidanza, nel periodo peri-mestruale o in seguito ad alcune disfunzioni ormonali, quando il picco di estrogeni in circolo raggiunge livelli alti, la ricrescita pilifera è più efficace, dunque sarà il medico (o l’estetista) a decidere il momento più opportuno per effettuare le varie sedute.

Queste variano in funzione anche del sesso e della carnagione, ma una epilazione totale va compiuta a zone in almeno 4/6 sedute, da effettuarsi nel giro di alcuni mesi.

L’epilazione laser dunque è sicura ed efficace, relativamente indolore e non provoca alterazioni strutturali delle cellule (tumori della pelle); l’utilizzo è consentito in tutto il mondo ed approvato dalla FDA americana.

Attenzione però a prezzi troppo competitivi che possano nascondere incompetenza o scarsa qualità dell’apparecchio; in entrambi i casi le conseguenze potrebbero essere anche serie.

Inoltre anche se la qualità del laser è alla base del successo e del benessere della persona, un buon risultato dipende dal grado di competenza dell’operatore.

Le estetiste sono obbligate a frequentare almeno un corso base della durata di 160 ore (oltre 30 settimane) per essere abilitate alla fototermolisi tramite apparecchio laser, mentre i medici specialisti che ne fanno un uso molto più ampio frequentano corsi periodici di aggiornamento e perfezionamento.

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