Maria Luisa Pozzi - MioDottore.it

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tumori della pelle

Tumori della pelle: dalla prevenzione alla cura

Esistono differenti tipologie di tumori della pelle, per questo motivo è molto importante riuscire a prevenire con un’attenta attività di screening utile per rendere più efficaci le terapie.

Le tipologie di tumori della pelle

Essendo la pelle l’organo più esteso del corpo è soggetto a diverse tipologie di tumori che possono presentarsi in qualsiasi fase della tua vita.

In particolare, la pelle è formata da 3 principali strati ossia l’epidermide, quello più superficiale, il derma che rappresenta lo strato intermedio e infine quello sottocutaneo.

A sua volta l’epidermide è formata da varie tipologie di cellule come i melanociti che sostanzialmente sono le principali responsabili della produzione della melanina utile, tra le altre cose, nell’offrire protezione dagli effetti dannosi dell’eccessiva esposizione ai raggi solari.

Inoltre, ci sono i cheratinociti conosciuti anche come cellule squamose le quali, purtroppo, hanno la tendenza nel trasformarsi in tumore diventando così dei carcinoma spino cellulari.

C’è anche una seconda tipologia di cheratinociti detti basali che possono dar origine a carcinomi baso cellulari.

Si tratta di tipologie di tumori che per caratteristiche sono ben differenti dai melanomi che invece causati invece dai melanociti.

La diffusione delle varie tipologie di tumori della pelle

Come ti abbiamo detto i tumori della pelle sono originati da diverse tipologie di cellule per cui ci sono i carcinomi baso cellulari e quelli spino cellulari.

A queste due forme che rappresentano praticamente il 99% dei casi, si sommano i melanomi. Secondo un recente studio, i tumori cutanei non melanomatosi sono otto volte su dieci carcinomi a cellule basali mentre nelle altre due situazioni carcinomi spino cellulari.

Questa informazione è utile per ottimizzare le difese e favorire alcune attività preventive. Infatti, i carcinomi riguardano soprattutto alcune parti della pelle maggiormente esposte alla luce solare come viso, cuoio capelluto, spalle, dorso, collo e orecchie.

Appare evidente che i raggi ultravioletti sono il principale fattore di rischio ma ci sono anche altre situazioni che purtroppo non fanno bene alla tua pelle come la scelta di sottoporti a lampade solari.

Tuttavia, la casistica di fattori di rischio non finisce qui perché devi stare attento anche all’esposizione a radiazioni ionizzanti e al contatto con l’arsenico.

In aggiunta, ci sono ulteriori situazioni più complesse da gestire come le anomalie genetiche e l’insufficienza del sistema immunitario dovuta a problematiche pregresse.

Altri fattori vengono indicati nel fumo, nel trattamento alla psoriasi e in alcune caratteristiche su cui c’è poco da fare come la pelle molto chiara e l’età avanzata.

Tumori della pelle: sintomi

L’attività di prevenzione dovrebbe essere effettuata periodicamente con visite specialistiche presso lo studio medico dermatologico per valutare tante situazioni riguardanti la pelle e soprattutto con la mappatura dei nei.

Tuttavia, ci sono anche dei sintomi che potrebbero far scattare un campanello d’allarme. Devi sapere che molto raramente si manifestano sintomi nella fase iniziale di un tumore cutaneo mentre negli stadi più avanzati la malattia può generare un costante prurito, dolore oppure sanguinare senza apparente motivo.

Visivamente puoi accorgerti di un qualcosa che non va quando c’è la comparsa oppure il cambiamento di una lesione della pelle e una macchia.

In linea generale, inoltre, possiamo dirti che i carcinomi spino cellulari, dal punto di vista visivo appaiono come aree con dei bordi più alti e una depressione centrale mentre quelli baso cellulari sono dei piccoli noduli con chiazze di colore rosa.

L’importanza della prevenzione per la corretta diagnosi

Per prevenire l’insorgere di tumori della pelle devi proteggerti, innanzitutto, dai raggi ultravioletti.

Il consiglio è di evitare l’esposizione solare nelle ore più calde della giornata ossia dalle 10:00 alle 16:00.

Inoltre, devi utilizzare una crema solare di protezione molto elevata e magari indossare un cappello con occhiali scuri da sole per ottimizzare una protezione completa a 360 gradi.

Prenditi cura soprattutto dei tuoi bambini che hanno una pelle particolarmente sensibile e i danni causati dal sole sono sempre dietro l’angolo.

Cerca di tenere sempre sotto controllo l’aspetto della tua pelle magari mettendoti di fronte a uno specchio per controllare aree specifiche che destano interesse.

Tuttavia, per arrivare ad una diagnosi corretta di un possibile tumore devi rivolgerti al dermatologo.

La cura dei tumori della pelle

I carcinomi della pelle se trattati nella fase iniziale guariscono praticamente al 100%. Da qui si evince l’importanza di avere una corretta diagnosi attraverso un’attività di screening che va gestita periodicamente.

Un primo approccio terapeutico per risolvere il problema te lo offre la chirurgia. Nella stragrande maggioranza dei casi si procede con anestesia locale e relativa asportazione completa del carcinoma.

Un’opzione per le forme superficiali è rappresentata da terapie topiche o trattamenti fisici locali come laser o diatermocoagulazione atti a eliminare le cellule tumorali.

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molluschi contagiosi

Molluschi contagiosi: cosa sono, sintomi e cura grazie ad una consulenza venereologia

Molluschi contagiosi: cosa sono?

I molluschi contagiosi sono infezioni virali che interessano la cute e sono diffusi specialmente nei bambini di età prescolare e scolare, negli immunodepressi e nei giovani adulti, in particolare tra coloro che sono sessualmente attivi; molto rari sono i casi in cui questi fenomeni si presentino a persone adulte o d’età avanzata.

Il mollusco contagioso può, inoltre, trovare terreno fertile in quei soggetti che presentano situazioni patologiche come la dermatite atopica, la malattia di Darier e diverse tipologie di immunodeficienze.

Negli adulti, queste lesioni si manifestano soprattutto in determinate zone, come cosce, natiche, inguine e in alcuni casi possono riguardare anche la zona anale e i genitali esterni.

Nei bambini, invece, tali infezioni si presentano sul volto, tronco, gambe e braccia.

Anche se questo tipo di infezione non rappresenta un pericolo grave per la salute, può comunque essere fastidiosa e creare addirittura disagi psicologici, specie nei più piccoli, in quanto queste eruzioni cutanee tendono a essere antiestetiche.

Quali sono le cause dei molluschi contagiosi?

La causa principale dei molluschi contagiosi è da ricercare nel virus appartenente alla famiglia dei Poxvirus e tra le varie sottospecie, la più diffusa è quella di tipo MCV-1 e che colpisce in maggior numero i bambini.

Quest’infezione è altamente contagiosa e si può trasmettere tramite contatto cutaneo diretto o, in rari casi, può trovare dei veicoli indiretti come, ad esempio, asciugamani, biancheria, peluches e così via.

Anche la condivisione di ambienti caldi e umidi, come piscine e saune, può causare trasmissione e contagio; è possibile, inoltre, che si arrivi all’auto contagio, specialmente quando si ha la tendenza a grattare la lesione e portare poi le mani in altri punti che ne determinano un ulteriore diffusione.

C’è poi da considerare che questo virus, a differenza di quelli che causano herpes simplez o zoster, non ha la tendenza a ricomparire; se ciò dovesse succedere significa che si è di fronte a un nuovo contagio oppure a un episodio precedente che non ha ricevuto la giusta cura.

Sintomi e periodo di incubazione dei molluschi contagiosi

L’infezione causata dai molluschi contagiosi ha un periodo di incubazione che dura in media dai 2 ai 3 mesi.

Il primissimo sintomo che determina il contagio è dato dalla comparsa di piccole papule in rilievo di colore bianco o rosa carne, con una piccola fossetta al centro.

Le dimensioni possono variare dai 2 ai 5 mm e solitamente hanno la tendenza a ingrandirsi col passare dei giorni; quando arrivano a essere molto grandi e infiammate, queste papule lasciano segni evidenti come cicatrici e questo succede quando vengono rimosse in maniera traumatica e brusca.

Anche se solitamente appaiono in forma asintomatica, tali lesioni possono provocare prurito e fastidio, ma in totale assenza di dolore.

Una loro risoluzione, generalmente, arriva in maniera spontanea in un periodo che va dai 6 ai 18 mesi, ma in certi casi particolari l’eruzione cutanea può durare fino a 4 anni.

Diagnosi e cura grazie ad una consulenza venereologica

La diagnosi che interessa i molluschi contagiosi è clinica e dunque è identificata nel corso di visite e consulenze venereologiche; quando si è in presenza di difficoltà diagnostica, si può propendere per la dermoscopia o l’esame istologico.

Solitamente, la risoluzione di tale infezione è spontanea ma, dovendo richiedere diversi mesi per una sua totale eliminazione, potrebbero verificarsi casi in cui si arrivi all’auto contagio, specialmente quando le lesioni si ingrossano in modo eccessivo e portano prurito.

Onde evitare tali situazioni, è possibile optare per la rimozione delle lesioni grazie al currettage o alla crioterapia con azoto liquido; esistono, inoltre, terapie che includono l’applicazione di prodotti topici o quelle che richiedono l’uso del laser.

Sebbene non esistano antivirali, l’assunzione di integratori alimentari a base di vitamine può essere d’aiuto per rafforzare il sistema immunitario e arrivare a una più rapida risoluzione.

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Cheratosi: le diverse tipologie e i rimedi per affrontarla

La cheratosi riguarda un’alterazione della pelle, a livello patologico, ed è generalmente caratterizzata da un ispessimento della cute che assume forma irregolare, dal colore marrone-grigiastro; ci sono dei casi, poi, in cui questo fenomeno si manifesta tramite verruche, con una superficie desquamante e arrossata.

Le differenti tipologie di cheratosi

Sostanzialmente esistono tre differenti tipi di cheratosi della pelle:

  • la cheratosi seborroica, ovvero riguardante le formazioni benigne che variano in base alla forma e al colore e che compaiono specialmente sul volto e sul tronco;
  • la cheratosi attinica o solare, che si manifesta con lesioni in rilievo nella cute; tale fenomeno coinvolge soprattutto quelle persone dalla carnagione chiara, con capelli chiari e occhi azzurri e si localizzano per lo più nel volto, sul décolletée e sul dorso delle mani;
  • la cheratosi pilare, innocua e riguardante le alterazioni della pelle come foruncoli o ispessimenti di vario tipo su braccia, cosce, guance e glutei.

Vediamo qui di seguito, nello specifico, quali sono le cause e i rimedi per ciascuna di queste tipologie di cheratosi.

Cheratosi seborroica

Anche se la cheratosi seborroica della pelle è da considerare una forma tumorale, essa è totalmente benigna; le macchie che compaiono, solitamente, sono in rilievo e tendono a diventare secche, per poi staccarsi completamente.

Sono soprattutto le persone di età avanzata ad essere maggiormente soggette a questa particolare tipologia di alterazione della pelle e i sintomi non sono particolarmente fastidiosi, a meno che queste piccole lesioni non si concentrino su determinate zone che possano dare luogo a prurito o sanguinamento.

Fortunatamente la cheratosi seborroica non è né infettiva e né contagiosa; le cause della cheratosi seborroica possono essere dovute a condizioni di genetica e familiarità, all’età avanzata, ad alterazioni ormonali (specie nelle donne che sono in procinto di entrare in menopausa) o ad esposizioni solari troppo prolungate.

Nel momento in cui ci si accorge di avere queste piccole lesioni della pelle è opportuno recarsi dal proprio dermatologo per ricevere la giusta diagnosi e la relativa cura che, normalmente, non prevede l’asportazione, tranne nei casi in cui tali formazioni comportino parecchio fastidio o che si trovino in zone soggette a sfregamento.

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Cheratosi attinica

La cheratosi attinica o cheratosi solare è dovuta agli effetti trasmessi da una costante e prolungata esposizione solare; questo fenomeno appare soprattutto dopo i 40 anni e si presenta come una piccola placca ricoperta da croste rossastre.

Le zone in cui queste lesioni compaiono maggiormente riguardano tutte quelle parti del corpo che sono più esposte al sole, come viso, spalle, collo, labbra e così via.

Questa tipologia di cheratosi provoca generalmente fastidio e prurito e si manifesta soprattutto nelle persone con carnagione chiara, capelli biondi e occhi chiari.

Chi fa uso di lampade abbronzanti, si espone costantemente al sole, pratica sport all’aperto o ha soggiornato in paesi tropicali, può essere maggiormente soggetto a questo tipo di fenomeno.

Molto importante, in questi casi, è una buona prevenzione che può aiutare ad evitare forme tumorali maligne.

Occorrerà, dunque, esporsi al sole in orari consoni e in maniera responsabile, proteggendosi con cappelli e creme solari e segnalare immediatamente al proprio dermatologo ogni tipo di escrescenza, protuberanza o lentiggini.

Nel caso in cui lo specialista dovesse riconoscere tale patologia, potrà effettuare una biopsia per sincerarsi che la lesione non sia arrivata già a uno stato tumorale maligno.

cheratosi-attinica

Cheratosi pilare

Tra le varie tipologie di cheratosi, la cheratosi pilare è sicuramente la più diffusa e può colpire sia bimbi che adulti.

Le zone maggiormente interessate da questo disturbo cutaneo sono le cosce, le braccia e, per i bambini, le guance e le tempie.

Anche se si tratta di fenomeni antiestetici, non destano particolare allarme in quanto non sono né pericolosi e né contagiosi. Essi si presentano sotto forma di puntini ruvidi e non comportano fastidi o pruriti di alcun genere.

Le cause che provocano la cheratosi pilare non sono ancora conosciute, ma il dermatologo è comunque in grado di rilevarne la presenza, tramite apposite visite specialistiche.

Non esiste una cura vera e propria per queste formazioni cutanee, che solitamente emergono nei periodi freddi dell’anno, per poi attenuarsi nei mesi più caldi. Generalmente questo fenomeno scompare da solo, soprattutto con l’avanzare dell’età.

cheratosi pilare

Rimedi contro la cheratosi della pelle

Esistono differenti tipi di terapie per combattere le cheratosi della pelle.

Grazie alla crioterapia, sulle macchie cutanee viene spruzzato azoto liquido portando alla formazione di piccole bollicine; dopo alcuni giorni dal trattamento si staccano e cadono, eliminando in questo modo le cheratosi della pelle.

Possiamo successivamente intervenire su una cheratosi di tipo seborroica tramite la diatermocoagulazione nota anche come elettrocoagulazione; si tratta di utilizzare un elettrobisturi che genera corrente elettrica ad alta frequenza, taglia e cicatrizza l’epidermide, eliminando in questo modo la cheratosi.

La terapia con il laser permette di ottenere risultati soddisfacenti. Viene utilizzata soprattutto sulle lesioni localizzate sul volto o sul cuoio capelluto.

Questo tipo di terapia è la più indicata in quanto colpisce in maniera mirata le formazioni, senza provocare alcun danno al tessuto circostante.

Il laser CO2 genera il surriscaldamento della lesione grazie ad un raggio ad anidride carbonica che porta ad ebollizione il contenuto acquoso delle cellule, facendole esplodere selettivamente.

Spesso, non serve nemmeno ricorrere all’anestesia locale durante il trattamento. Inoltre, il laser non lascia cicatrici o segni particolarmente visibili sulla cute.

 

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Dermatite atopica, seborroica o da contatto: cosa sono, come riconoscerle e come curarle

Le varie forme di dermatite atopica, seborroica o da contatto

La dermatite ha varie forme tra cui quella atopica, seborroica e da contatto.
Si tratta di quelle più diffuse che possono interessare gli adulti, in particolare tra i 30 e i 60 anni, e i bambini, nei quali viene identificata come “crosta lattea” sul cuoio capelluto.

Le cause delle 3 forme di dermatite non sono ancora state identificate con certezza, ma si pensa che si tratti di un abbassamento delle difese immunitarie, corrispondente a periodi di forte stress e stanchezza psicofisica.

Questo tipo di infiammazioni della pelle hanno periodi di latenza e altri in cui si ripresentano anche in forma aggressiva, in particolare nei mesi più freddi.
Vediamo nel particolare in cosa consistono la dermatite atopica, seborroica e da contatto, come fare per riconoscerle e quali sono le cure.

 

La dermatite atopica e seborroica

La dermatite atopica è, come accennato, un’infiammazione della pelle che si manifesta in modo improvviso con rossore e prurito localizzato soprattutto su mani, gomiti, piedi, ginocchia, ascelle, collo, viso, specie intorno alla zona oculare e torace.

Negli adulti come nei bambini provoca prurito più o meno insistente e, proprio la tendenza a grattarsi, può provocare vere e proprie ferite a seguito delle quali possono formarsi delle croste.

In questo modo si innesca un circolo vizioso che può portare, nei casi gravi, all’infezione delle ferite, che richiedono una terapia antibiotica.

Le pelle soggetta a dermatite atopica tende a inspessirsi e questo, specie nelle zone visibili come il viso, crea disagio e problemi nella vita relazionale.

La dermatite atopica, oltre che per il prurito, si riconosce per la comparsa di chiazze arrossate e pelle secca, sulla quale si possono formare delle vescicole e delle croste.

Se sei affetto da dermatite atopica potresti grattarti soprattutto durante la notte.
Una cura definitiva per questa infiammazione della pelle non esiste, ma si possono assumere alcuni farmaci ed evitare dei comportamenti che possono scatenarla o peggiorarla.

Tra questi è meglio non lavarsi troppo di frequente con detergenti e spugne aggressive e asciugarsi tamponando la cute e non sfregandola.

Bisogna evitare di applicare creme idratanti e profumate e prediligere indumenti realizzati con tessuti naturali e non sintetici. L’esposizione al sole può giovare in alcuni casi, ma non potendo usare creme solari, è meglio evitare le ore centrali della giornata.

Il dermatologo, in base alla gravità della dermatite atopica può prescrivere creme lenitive e a base di cortisonici, ma solo per brevi periodi.
La dermatite seborroica si manifesta con un’infiammazione delle zone dove sono presenti ghiandole sebacee: viso, in particolare la parte superiore delle narici, dietro le orecchie, l’arcata sopraccigliare, il cuoio capelluto, le ascelle e l’inguine.

Si riconosce dal rossore e dall’infiammazione che provoca un’iperproduzione di sebo.
La pelle quindi appare lucida, untuosa e a squame.
Nei bambini si manifesta con la crosta lattea, mentre negli adulti con un eccesso di forfora e capelli grassi. Non può comunque provocarne la caduta.

Anche in questo caso il sintomo più comune è il prurito associato al dolore, causato dalla formazione delle croste.
In corrispondenza delle pieghe della pelle si possono creare abrasioni e ferite, che arrivano anche a sanguinare e a essere maleodoranti, in particolare nelle persone in sovrappeso o obese.
Anche in questo caso sarà il dermatologo a definire la terapia curativa per evitare infezioni fungine, micotiche o batteriche. In alcuni casi gravi, oltre agli antibiotici, potrebbero essere necessari cortisonici sia topici che per via orale.

La dermatite da contatto

La dermatite da contatto trova origine nel contatto con sostanze chimiche o ambientali, alla quale l’organismo risponde con uno stato infiammatorio.
Si distingue in 2 forme:

1) la dermatite allergica da contatto;
2) la dermatite irritativa da contatto.

La dermatite allergica da contatto è provocata dall’esposizione a una sostanza irritante per un periodo prolungato, che il sistema immunitario riconosce come “estranea” e alla quale reagisce con un’infiammazione cutanea.

È il caso, ad esempio, delle persone allergiche a metalli come il nichel, oppure ad alcuni cosmetici e profumi, fino alle tinte per capelli.
Questa infiammazione cutanea ha sempre una manifestazione acuta e si riconosce dall’arrossamento, dal prurito più o meno insistente e dalle vescicole.
Se il contatto è prolungato la pelle può diventare molto secca, con presenza di bolle e croste.
La dermatite irritativa da contatto è la forma più comune, dato che molte persone hanno spesso a che fare, anche a causa del proprio lavoro, con sostanze molto irritanti o composti chimici.

Riconoscere entrambe le forme di dermatite da contatto non è scontato e per questo sono necessarie delle prove allergiche con il patch test.

Il patch test si effettua applicando cerotti che contengono una minima quantità della sostanza per cui si sospetta un’allergia. Se dopo circa 48 ore si manifesta irritazione in corrispondenza di uno o più cerotti, si viene a conoscenza della sostanza che ha provocato l’infiammazione.

La cura consiste nell’applicazione di pomate a base di steroidi e, nel caso di essudazione, anche antisettici. Per alcuni soggetti può essere utile la somministrazione di antistaminici, mentre se si tratta di una forma cronica aggressiva, il dermatologo può prescrivere farmaci immunosoppressori e corticosteroidi.

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Psoriasi: il sole fa bene?

Cos’è la psoriasi

La psoriasi è una patologia che viene scatenata da cause infiammatorie ed è spesso causata da una predisposizione genetica; tuttavia, ci sono proprio dei fattori scatenanti che potrebbero creare una reazione a catena fino alla dimostrazione della sintomatologia e possono essere dei traumi, dei farmaci e/o delle infezioni.

A livello tecnico, viene scatenata da una iperproliferazione nell’epiderma e nel derma dei cheratinociti e, in genere, colpisce le persone tra i sedici e i ventidue anni o quelle tra i cinquantasette e i sessant’anni, anche se in realtà potrebbe comparire a qualsiasi età.
Tuttavia, i dati fanno emergere che sono le persone bianche quelle più a rischio di contrarre questa patologia, anche se in generale ne è affetta tra l’1% e il 5% di tutta la popolazione mondiale.

Sintomatologia

Nella maggior parte dei casi, i sintomi sono legati alla comparsa di papule o lesioni a placche che possono essere anche molto spesso, oltre che pruriginose.
Le lesioni, generalmente, si possono manifestare sui gomiti, sulle ginocchia, sul cuoio capelluto, ai genitali e ai glutei.
Nella minor percentuale dei casi, la psoriasi può andare a colpire le articolazioni, erodendole.

Non è una patologia che ti può influenzare negativamente la tua salute fisica, ma può sicuramente cambiare la tua opinione rispetto all’immagine che vedi allo specchio; oltretutto, questo tipo di patologia costringe i pazienti a stare molto attenti all’igiene, mantenendo costantemente pulite le lenzuola e i capi d’abbigliamento, per non parlare del tempo da dedicare alla medicazione delle lesioni.

La psoriasi e il sole

Spesso, durante la stagione estiva, potresti riscontrare un regredire dei sintomi legati alla psoriasi e ciò dimostra come, effettivamente, l’esposizione ai raggi solari ti possa fare bene, anche se ciò non significa che tu possa prendere delle pause dai trattamenti, dato che ciò potrebbe portare solamente ad un peggioramento.

L’estate fa molto bene ai sintomi della psoriasi, dato che il sole può avere una grande azione antinfiammatoria, mentre il mare ne svolge una detta cheratolitica, molto importante per ridurre lo spessore delle placche; il binomio sole e mare, quindi, contribuisce a calmare il prurito provocato dalle lesioni e ne migliora notevolmente l’aspetto grazie anche alla rigenerazione della pelle, mediante l’eliminazione delle cellule morte.
Soltanto nella minor percentuale dei casi si può verificare un peggioramento, quindi è sempre bene che ti faccia visitare dal dermatologo per comprendere il tuo caso specifico.

Anche se il sole e il mare sono un toccasana per la psoriasi, non si può dire lo stesso del sudore, quindi l’importante è che tu indossi dei vestiti molto leggeri e che tu ponga molta attenzione a far rimanere la pelle sempre fresca e asciutta, evitando anche gli indumenti sintetici, le cui fibre possono fare attrito con le lesioni.

In ogni caso, è molto importante che tu resti sempre ben protetto dai pericoli del sole, per quanto bene possa fare alla tua patologia, dato che i raggi UV possono fare molti danni alla pelle; quindi, è sempre bene evitare le ore più calde, spalmare la crema solare con alto fattore di protezione e aspettare che questa venga assorbita dalla pelle prima di esporti e/o farti il bagno.

Al contrario dell’azione terapeutica del sole e del mare, devi stare molto attento per quanto riguarda i bagni in piscina, che sarebbe meglio evitare, data l’azione irritante che potrebbe provocare il cloro.

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Verruche filiformi: cosa c’è da sapere

Le verruche filiformi rappresentano una tipologia di verruca molto comune e si presentano sulla pelle come delle escrescenze che creano disagio e imbarazzo a chi compaiono.

Tendono a estendersi in lunghezza, per questa ragione sono considerate decisamente insopportabili da vedere, soprattutto sotto il punto di vista estetico.

Questo tipo di verruche non sono dannose sotto il piano salutare ma recano disagi a livello personale in quanto sono dei veri e propri inestetismi e mettono in imbarazzo tutti coloro che soffrono di questa problematica.

Verruche filiformi: cosa c’è da sapere

Le zone principali del corpo dove appaiono le verruche filiformi sono il viso e il collo.

Nella maggior parte dei casi le parti specifiche in cui compaiono le verruche filiformi sono le palpebre, il collo, le labbra e tutte le zone che risultano complicate da nascondere.

Si distinguono dalle verruche tradizionali in quanto crescono in maniera più rapida e violenta sulla pelle, estendendosi in lunghezza. Inoltre, tendono a moltiplicarsi velocemente.

Il virus HPV rappresenta il responsabile principale che consente la nascita e la formazione delle verruche filiformi sulla cute, in maniera particolare tali perfezioni sono causate dai gruppi HPV 1, 2, 4, 27 e 29.

Verruche filiformi: sintomi

Il sintomo principale della nascita delle verruche è il prurito che si avverte proprio dove si svilupperanno in seguito. La maggior parte dei pazienti non percepisce nessun campanello di allarme, perché la loro capacità di espansione è talmente veloce che non danno il tempo di rendersi conto di cosa stia accadendo.

In alcuni casi se si formano intorno o alla zona degli occhi creano problemi di sanguinamento per il semplice fatto che queste parti del viso sono decisamente delicate.

Sono rari i casi in cui sul viso o sul collo nasce una singola verruca filiforme. Quando ne compare una subito dopo se ne formano delle altre, riempiendo il viso in breve tempo.

Il contagio delle verruche filiformi avviene attraverso dei comportamenti scorretti, come ad esempio quella di usare l’asciugamano che ha utilizzato un’altra persona affetta dal Papilloma Virus. Tuttavia, non tutte le persone che si asciugano il viso o le altre zone del corpo contraggono il virus, a riscontrarlo velocemente spesso sono i soggetti che hanno le difese immunitarie basse.

I medici consigliano ai pazienti di non toccare qualsiasi tipologia di verruca una volta comparsa in quanto tendono a espandersi rapidamente in tutti i punti del corpo dopo averne toccata anche solo una.

Rimedi per eliminare le verruche filiformi

Per eliminare le verruche filiformi generalmente è consigliato applicare dei rimedi d’immunoterapia, perché attraverso questi trattamenti specifici si ha la possibilità di rimuoverle senza lasciare segni e cicatrici.

La soluzione viene iniettata in maniera diretta nella verruca o spalmata in superficie. L’obiettivo di queste terapie consiste nell’ottenere una risposta positiva dall’organismo.

Nei casi più complicati è necessario passare a dei metodi più aggressivi tra cui l’utilizzo dell’acido salicilico.

Come ultimo trattamento qualora tali soluzioni non dovessero bastare, dovranno essere applicati dei metodi chirurgici laser o crioterapia. Attraverso l’intervento chirurgico si ha la possibilità di ottenere dei benefici sia a livello salutare sia personale eliminando il virus in maniera completa e definitiva.

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Smagliature: trattamenti e rimedi

Tutto quello che c’è da sapere su trattamenti e rimedi per le smagliature

Le smagliature della pelle possono essere causate da diversi fattori e situazioni come un improvviso dimagrimento o la gravidanza: si tratta di un problema estetico che può comparire in qualsiasi parte del corpo ma che tuttavia puoi contrastare efficacemente con trattamenti e rimedi di vario genere.

Come e perchè si formano le smagliature

Da un punto di vista medico e scientifico le smagliature sono delle vere e proprie cicatrici cutanee causate dalla rottura delle fibre plastiche. In pratica la pelle perde la sua originale elasticità e non riesce a gestire ad esempio un’improvvisa perdita di peso.

Visivamente le puoi notare perché corrispondono a delle striature di diverse tonalità che si localizzano soprattutto in alcune parti del corpo principalmente femminile. Statisticamente le smagliature compaiono nella zona del seno, dei glutei, delle cosce, sui fianchi e sulla pancia.

Sono un problema estetico che riguarda molte donne ma che può essere efficacemente contrastato. La formazione della smagliatura avviene in virtù di un’eccessiva tensione del tessuto della pelle. Nello specifico la pelle va incontro a una prima fase infiammatoria che non è visibile se non attraverso una sensazione davvero minima di bruciore e di prurito.

L’infiammazione è la causa per cui il corpo smette di produrre delle fibre per mantenere inalterata la capacità elastica e quindi si avvia il processo di trasformazione della pelle che si allunga, dopo la fase infiammatoria c’è la cosiddetta fase rigenerativa ossia con la comparsa di striature che sono solitamente di colore rosso tendente al viola.

Da sottolineare che se ti accorgi prematuramente di questa condizione e soprattutto quando la striature sono ancora di colore rosso, i trattamenti possono dimostrarsi molto efficaci permettendoti di ottenere la completa guarigione. Infine c’è la fase di cicatrizzazione che prevede la formazione di nuove fibre elastiche che permetteranno alla pelle in quella determinata zona di rigenerarsi formando una cicatrice.

Purtroppo quando vai a intervenire in questa fase il trattamento non riesce completamente a eliminare l’inestetismo ma soltanto ad attenuarlo e il danno è irreversibile.

I rimedi base

Ci sono dei rimedi base che ti permettono di contrastare o meglio, prevenire, l’eventuale comparsa di smagliature in qualsiasi parte del tuo corpo. Innanzitutto devi porre particolare attenzione al tuo regime alimentare cercando di impostare una dieta ricca di vitamine A, E e C. Infatti si tratta di vitamine che stimolano la produzione di collagene e quindi migliorano la capacità elastica della pelle che difficilmente può andare incontro a una smagliatura.

Oltre al regime alimentare occorre anche avere altri accorgimenti, in primo luogo idratare costantemente la pelle. Il consiglio che possiamo dare è quello di bere circa 2 litri d’acqua al giorno. In aggiunta puoi anche utilizzare dei prodotti che ti garantiscono idratazione alla pelle come creme a base supernutrienti. Se a tutto questo abbini una media attività fisica settimanale, riuscirai ad avere un risultato importante in fase di prevenzione. Nello specifico l’attività fisica ti permette di mantenere un determinato tono muscolare in tutte le parti del corpo e contribuire a un livello di elasticità della pelle ottimale.

Trattamenti estetici per rimediare alle smagliature

La medicina estetica ti mette a disposizione alcuni importanti trattamenti che se effettuati con le tempistiche giuste consentono di guarire completamente la smagliatura senza lasciare alcuna traccia.

Ovviamente come già evidenziato in precedenza, se la smagliatura è già di colore bianco, l’unica cosa che è possibile fare è quella di attenuarla.

Un trattamento molto apprezzato è il needling. In pratica si tratta di una stimolazione meccanica che avviene con l’utilizzo di piccoli aghi che vanno a lavorare sulla parte in cui si è formata la cicatrice. Questo è uno stimolo ulteriore alla produzione del tessuto rigenerativo e tra l’altro viene utilizzato anche per altre esigenze per quanto riguarda l’estetica, come il contrasto alle rughe o a macchie.

Altre opzioni molto interessanti sono i trattamenti a base di acido ialuronico con biorivitalizzazione oppure si può scegliere la carbossiterapia. Tutti approcci che devono essere valutati in funzione dello stato delle smagliature presenti sul tuo corpo e rispetto alle caratteristiche del tuo organismo.

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Psoriasi: riconoscerla e trattarla

Cos’è la psoriasi? Conosciamola meglio!

Per esperienza personale o per sentito dire, sicuramente ti sarà capitato di imbatterti nella parola “psoriasi”.

Per psoriasi s’intende una malattia della pelle di tipo infiammatorio, tipicamente cronica e recidiva che si manifesta attraverso macchie eritematose ricoperte da squame biancastre.

Le zone del corpo più colpite da questa problematica sono le ginocchia, i gomiti, cuoio capelluto e zona lombare della schiena, ma anche il resto del corpo può essere coinvolto dalla malattia.

I sintomi della psoriasi sono: placche e papule, eritema, desquamazione, forte sensazione di prurito, bruciore e tensione sulla parte colpita.

Solitamente i sintomi tendono a regredire d’estate ed accentuarsi nel periodo invernale.
Essendo una malattia che visivamente può creare un certo impatto, è bene sottolineare che la psoriasi non è assolutamente trasmissibile attraverso il contatto.

Pertanto toccare una persona affetta da questa malattia della pelle, non comporta alcun rischio di contagio.

Cause della psoriasi

La psoriasi che rientra nella macro-categoria delle dermatiti nasce dalla concausa di diversi fattori predisponenti.

Determinare quale fattore sia più influente rispetto all’altro, è quasi impossibile.
Nella maggior parte dei casi sono la genetica e lo stress ad essere le cause principali.

Sembrerebbe che la presenza di geni difettosi, renda i soggetti predisposti alla psoriasi, i quali sovente, manifestano un’alterata attività del sistema immunitario.

Se facciamo riferimento allo stress invece, dobbiamo indicare che fumo, abuso di farmaci, alimenti e alcool sono tra i fattori più scatenanti di questa malattia.

Esistono anche dei fattori scatenanti che inducono l’insorgere della malattia nei soggetti semplicemente predisposti, questi sono: ferite collegate a interventi chirurgici, traumi, stress psico-fisico, assunzione di particolari farmaci, scottature solari, infezioni da streptococco e virus della famiglia degli herpes.

Tra le fasce di età più colpite troviamo gli under 15 (minoranza), le persone comprese tra i 20 e i 30 anni e quelle tra i 50 e i 60 anni.
Per quanto riguarda i bambini invece, è raro veder sorgere su di loro problematiche legate alla psoriasi.

Come rimediare alla psoriasi

Nel parlare dei possibili rimedi per la psoriasi, dobbiamo indicare il fatto che sono presenti numerose forme cliniche di questa malattia del derma.

Ogni forma clinica ha bisogno di trattamenti diversi che variano da persona a persona, non esiste quindi un unico rimedio o trattamento di contenimento.
Solo un corretto esame diagnostico potrà portare ad un protocollo terapeutico corretto.

Consapevoli di quanto appena anticipato, possiamo dire che sono veramente rari i casi in cui un malato di psoriasi, riesce a guarire dal 100% e altrettanto rari quelli in cui riesce a guarire in maniera spontanea.

Esistono tuttavia diverse strade da intraprendere dal punto di vista dei trattamenti contenitivi, molti dei quali permettono di gestire la malattia, limitando l’intensità dei disagi che provoca alla persona.

Tra le strade curative più scelte troviamo: rimedi topici, rimedi orali tradizionali, terapie biologiche e con raggi ultravioletti.

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Fibroma pendulo: in quale caso si può eliminare?

Il fibroma pendulo è un’escrescenza cutanea che rientra nella categoria medica dei fibromi, tumori benigni che interessano il tessuto connettivo fibroso.

Il fibroma pendulo – o acrocordo – è tendenzialmente innocuo e indolore e si presenta maggiormente nelle aree della pelle che presentano pieghe, come palpebre, inguine, ascelle e collo.

Si manifestano come protuberanze molli di colore più scuro rispetto alla pelle dell’area circostante e possono essere direttamente attaccati alla cute o avere un peduncolo. Il fenomeno è molto diffuso tra le donne in età avanzata e possono creare disagio sul piano estetico, ma non sono particolarmente pericolosi né tanto meno contagiosi.

Nel caso in cui, però, gli acrocordi arrecassero prurito e sanguinamento, è bene sottoporsi a un controllo dermatologico accurato.

Cause e prevenzione del fibroma pendulo

Non esistono certezze scientifiche sulle cause del manifestarsi di un fibroma pendulo, ma nel corso degli anni sono state individuate correlazioni importanti tra lo sviluppo di queste escrescenze cutanee e i seguenti fattori:

  • Età

Risulta che le persone anziane siano più soggette alla formazione di acrocordi, probabilmente a causa del naturale invecchiamento della pelle;

  • Menopausa e gravidanza

Secondo diverse teorie, il manifestarsi di fibromi penduli è strettamente collegato ai mutamenti ormonali propri della menopausa: se fino ai 50 anni l’incidenza del fenomeno è comune a uomini e donne, dopo i 50 la sproporzione cresce e le donne risultano più colpite. Allo stesso modo, i cambiamenti ormonali dovuti alla gravidanza inciderebbero sulla formazione di fibromi penduli;

  • Peso

Lo sfregamento cutaneo andrebbe ad aumentare le possibilità di sviluppare acrocordi, per cui le persone in sovrappeso o in stato di obesità sarebbero maggiormente soggette al fenomeno;

  • Patologie pregresse

Uno studio del 2010 teorizza una correlazione tra diabete e sviluppo di fibromi penduli. Allo stesso modo, la sindrome di Birt-Hogg-Dubé favorirebbe la formazione di acrocordi.

Nel caso in cui si rientri nelle categorie di cui sopra o in famiglia siano presenti casi di fibromi penduli, per evitarne la formazione è bene adottare delle misure preventive mirate: mantenere la pelle sempre idratata bevendo molta acqua e usando apposite creme giornalmente è sicuramente un buon sistema di prevenzione, come anche evitare l’utilizzo di canottiere e indumenti intimi con bordo spesso che vadano a creare traumi nelle parti molli del corpo, più soggette alla formazione di acrocordi.

I rimedi casalinghi

Molto spesso, i rimedi casalinghi sono i più apprezzati e sperimentati per la rimozione dei fibromi penduli. Il più comune prevede l’uso di un filo da cucito in cotone o seta: andando a strozzare l’acrocordo e quindi bloccando il flusso sanguigno, questo dovrebbe seccarsi e cadere da solo nel giro di poco tempo.

Questo rimedio, per quanto ancora usato, è caldamente sconsigliato: se l’escrescenza presenta dimensioni tali da necessitare di un intervento per preservare l’estetica dell’area, soffocarla con il filo risulterà doloroso, complicato, avrà bisogno di tempo per seccarsi e soprattutto rimarranno dei segni visibili. I rimedi casalinghi risultano sicuramente utilissimi per il trattamento di tanti malanni, ma in caso di situazioni che rischiano di compromettere l’estetica, è meglio evitare le soluzioni fai-da-te.

Eliminare il fibroma pendulo con il laser

I fibromi penduli non sono pericolosi, né contagiosi: non è stata dimostrata nessuna correlazione tra la presenza di escrescenze e sviluppo di tumori maligni; tuttavia, l’incidenza a livello estetico è molto alta, specie quando gli acrocordi si manifestano sulle palpebre, sul viso o nell’area del collo. Come già visto, il rimedio casalingo può eliminare l’escrescenza in sé, ma rischia di lasciare cicatrici altrettanto antiestetiche.

Nel caso in cui si decida di eliminare un fibroma pendulo in modo sicuro ed efficace, il trattamento migliore è quello a laser. Fino a pochi anni fa, queste escrescenze venivano asportate chirurgicamente, una tecnica valida, ma che richiedeva punti di sutura e lasciava segni evidenti; oggi, grazie ai progressi tecnologici, i fibromi penduli possono essere eliminati con il laser, che non prevede sanguinamento né punti di sutura e non lascia alcun segno visibile.

L’intervento di rimozione può durare tra i dieci e i quindici minuti – compreso il tempo di preparazione del paziente -, la rimozione in sé dura una manciata di secondi e non è dolorosa: il laser causa una sensazione di calore o di bruciore solo per pochi istanti. Generalmente l’intervento non richiede anestesia, solo nel caso in cui l’escrescenza sia particolarmente importante, il dermatologo provvede a somministrare poche gocce di anestetico.

Dopo la bruciatura a laser, l’area viene medicata con una crema antibiotica e per qualche giorno bisognerà portare un cerotto. Il trattamento laser non presenta rischi di alcun tipo, anzi garantisce l’assenza di ematomi post intervento e nessuna cicatrice.

Lo studio della dottoressa Pozzi garantisce interventi laser per la rimozione dei fibromi penduli nel pieno rispetto delle misure mediche dermatologiche più all’avanguardia per un intervento rapido, indolore e privo di cicatrici.

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Micosi Cutanee: come compaiono? quali sono le cause?

Micosi Cutanee: cosa sono

Le micosi cutanee, o funghi della pelle, sono delle infezioni causate da funghi che riescono a riprodursi all’interno del nostro organismo. Si tratta quindi di infezioni derivanti da funghi in grado di colpire indistintamente sia adulti che bambini e che colpisce l’apparato tegumentario, in particolare interessa pelle, peli e mucose. Rappresenta un’infezione piuttosto diffusa in quanto gli agenti patogeni da cui è causata si trovano praticamente in qualsiasi luogo: bisogna stare sempre attenti. Esistono quattro tipi di micosi cutanee:

 

  • Superficiale: Questo tipo di micosi tende a colpire prevalentemente pelle, cuoio capelluto e unghie.
  • Sottocutanee: Colpiscono soltanto la pelle e i tessuti sottostanti.
  • Sistemiche: Si tratta delle infezioni più pericolose in quanto tendono ad attaccare gli organi interni, come i polmoni
  • Opportunistiche: Questo tipo di infezione tende ad attaccare soltanto persone affette da basse difese immunitarie.

 

Come si contraggono le micosi cutanee?

Come abbiamo già avuto modo di vedere contrarre queste infezioni è cosa assai frequente, in quanto gli agenti patogeni che le causano si trovano praticamente ovunque.

I fattori di rischio sono rappresentati dall’alta temperatura, dall’umidità e dagli assembramenti in luoghi chiusi o ristretti.

Infatti, è molto più probabile contrarre questa infezione al mare e in piscina, piuttosto che in montagna o in altri luoghi più freschi.

Questo però non significa che ogni volta che si entra in contatto con uno di questi funghi patogeni si contrare l’infezione: dipende molto dal tipo di pelle.

Micosi cutanee: sintomi e come riconoscerle

Abbiamo già avuto modo di vedere che le micosi cutanee possono interessare molteplici parti del corpo. E’ importante quindi imparare a riconoscerle così da rivolgersi al proprio medico in tempo e trattare l’infezione nel modo più veloce ed efficace possibile. Ma quali sono i sintomi tramite cui è possibile riconoscere l’infezione? Il principale sintomo è rappresentato dalla presenza di macchie bianche o rossastre. Si tratta di macchie che possono essere talvolta desquamate: possono essere asintomatiche o causare un lieve prurito. E’ proprio il prurito l’altro sintomo principale: infatti, se sul proprio corpo compaiono macchie simili a quelle descritte, accompagnate da prurito, è possibile che si tratti di una micosi cutanea. L’altro sintomo è rappresentato dall’arrossamento della pelle.

Micosi cutanee: tipologie di funghi e rimedi

I funghi in grado di causare le micosi cutanee, si possono suddividere in tre categorie differenti:

 

  • Dermatofiti, cioè agenti patogeni in grado di agire sul tronco e le pieghe dell’inguine.

 

  • Lieviti, cioè minuscoli organismi che colpiscono principalmente le zone calde ed umide come ascelle o zone genitali.

 

  • Muffe, che causano prevelentemente micosi profonde e sistemiche, cioè tendono a depositarsi sugli organi interni.

 

Il trattamento della micosi cutanea viene effettuato in relazione al tipo di fungo che l’ha causata. Generalmente vengono utilizzati spray, shampii e detergenti.

Tuttavia vi sono degli specifici farmaci antimicotici, che sono clotrimazolo, ketoconazolo e terbinafina.

Come prevenire le infezioni cutanee?

La prevenzione di questo tipo di infezione avviene soprattutto attraverso la cura della propria igiene personale. Inoltre, è importante indossare ciabatte soprattutto al mare e in piscina, dove questi funghi sono generalmente più aggressivi.

Evitare poi un uso spropositato di farmaci e antibiotici, che potrebbero causare un abbassamento delle difese immunitarie.

 

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